Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c20
4. Nel 2011, la città di Madrid ha recuperato il lungofiume urbano lungo le rive del torrente Manzanares [7]
,
{p. 373}realizzando 120 ettari di nuovi spazi pubblici, con ben 47 «sottoprogetti». Nuovi spazi attrezzati includono e riconnettono aree sportive, piazze, aree verdi e frutteti, una spiaggia urbana, aree di gioco per bambini, piste ciclabili e 11 nuove passerelle, che riconnettono un esteso «corridoio verde» che attraversa il paesaggio urbano. La rete ciclabile di Madrid Rio è concepita per soddisfare le esigenze degli spostamenti quotidiani. Le piste ciclabili, per un totale di 30 km, corrono da nord a sud, collegandosi alla cintura verde «Bambini in città». Progettati per essere condivisi da pedoni e ciclisti, i percorsi incoraggiano un nuovo modo di muoversi in città, trasformando un’area urbana storicamente marginale in un parco che collega le comunità fungendo da piattaforma per attività e stili di vita più sani.

5.2. Parchi e spazi verdi

1. Il promontorio di La Perouse [8]
custodisce molti dei luoghi rilevanti del patrimonio culturale protetto dal Parco nazionale di Sydney. Tuttavia, l’uso di parcheggi incontrollati lungo la strada circolare ha depotenziato il valore della Perouse Headland. Qui, l’amministrazione pubblica di Randwick ha avviato il programma di riqualificazione, acquisendo un tratto di passerella costiera e assicurando l’accessibilità attorno al promontorio, unitamente ai collegamenti al sistema dei sentieri costieri regionali, da Bond Beach a La Perouse, fino al Botany Bay, inserito come parte del «Sydney Metropolitan Regional Recreation Trails Framework». Il progetto ha inteso valorizzare la collocazione delle strutture, con riferimento ai siti del patrimonio culturale della Perouse Headland. Al contempo si è reso necessario sostituire l’originaria barriera in acciaio corten con bitte in calcestruzzo prefabbricato, per {p. 374}tutelare i veicoli dal rischio di scavalcamento della scogliera, e consentire di accedere in sicurezza ai parcheggi, lungo il nuovo tratto di passeggiata. L’originaria pista sterrata, la barriera antiurto in acciaio corten ed il parcheggio sul lato della strada hanno lasciato il posto ad un percorso in calcestruzzo pigmentato, lungo 700 metri e largo 3, accompagnato da dissuasori prefabbricati, sedute, ed un tratto di strada a senso unico, con un parcheggio organizzato per 220 veicoli, protetti da ferma ruote, bordi in calcestruzzo e superfici vegetate. L’attuale disposizione dei parcheggi conserva il numero di posti auto, implementando la sicurezza per pedoni e ciclisti. La realizzazione di un tratto di strada a senso unico con rotatorie agevola la sicurezza dei flussi di traffico, unitamente ad una passerella costiera separata. 245 dissuasori definiscono la separazione tra veicoli e fruitori della passeggiata, usufruendo di ampie sedute.
2. Il recupero del Val Trenzado [9]
è orientato a riutilizzare le originarie impronte dei passaggi pedonali, dove le opere di canalizzazione realizzate negli anni ’70 hanno decisamente stravolto il canyon di Elche. Per anni, gli abitanti della città hanno attraversato questo luogo, comprendendone a malapena le singolarità. Questa forma di terra, che raggiunge i 40 metri di dislivello, offre alla città la possibilità di raggiungere, in pochi minuti, un’area di elevata qualità ambientale. I progettisti hanno proposto qui un sistema adattabile alle complessità geografiche ed amministrative del luogo, negoziando con la popolazione e gli enti coinvolti, che rivendicano lo spazio come proprio, per renderlo più accessibile, implementando l’uso pubblico dei ripidi pendii. Un processo di consultazione, durato un mese, ha coinvolto gruppi cittadini, di cui il progetto ha poi incorporato le proposte per alcuni punti principali, quali le aree di particolare interesse, i percorsi più richiesti e l’ampia gamma di utilizzi desiderati. Al termine di questa {p. 375}prima fase, il sistema è stato nuovamente testato, per gestire le complesse e contraddittorie relazioni tra i molteplici soggetti amministrativi che governano il luogo, mirando a dare voce al fiume Vinalopó. Qui le strade sinuose non hanno alcuna relazione con l’ortogonalità della città. Linee sinuose modellano i pendii, offrendo percorsi più agevoli, includendo la possibilità di attraversare il fiume. Le strade che galleggiano sull’alveo intoccabile di cemento sfumano la distinzione tra ponte e sentiero, diventando un pensiero risolto da un’astrazione materiale. Un singolo ponte si ramifica qui in una rete di sentieri che si piegano, si incurvano, si allungano, stringendosi, disperdendosi e naturalmente attorcigliandosi, dove la vegetazione diventa materiale da costruzione. Le specie arbustive e gli alberi locali contribuiscono a costruire «l’ombra della foresta». Il sistema si basa sull’esperienza, sulla comprensione e sull’empatia, collegando la valle e riducendone al minimo le infrastrutture. Queste ultime, nel tempo, implementeranno il rifiorire di attività urbane.
3. Il progetto di Aranzadi Park [10]
è orientato a migliorare l’accessibilità tra il parco e la città di Pamplona. Nel sistema del preesistente parco agricolo, il nuovo ponte non è solo un’oggetto a sé stante, ma è parte integrante del disegno architettonico del nuovo percorso pedonale e ciclabile. Collegandosi al sistema fluviale, il percorso si snoda a partire da via Errotazar, evitando il traffico stradale, e realizzando un passaggio pedonale sopraelevato, che collega al Museo di educazione ambientale, realizzando allo stesso tempo un luogo ideale per i visitatori, ed un punto di osservazione dal ponte, per vedere il parco dalla città. L’approdo al Parco Aranzadi, situato nel punto più alto della Plaza de los Manzanos, accanto alle rive del fiume Arga, è, infine, un punto di raccolta per pedoni e ciclisti, {p. 376}che ne attraversano il perimetro per raggiungere la piazza, cui è stata associata una pianta a forma di L, con due rami ortogonali contrapposti. Ogni ramo assolve ad una funzione specifica, basata sulla sua forma, dove gli elementi esplicitano chiarezza strutturale. Il suo tracciato, parallelo al fiume, è situato in parte nell’area alluvionale sassosa, ed è ancorato al terreno. La sua pendenza è inferiore al 6%, innalzandosi nella direzione della corrente, senza opporre resistenza ai percorsi futuri, ricordando i ponti e le rampe esistenti, eredi della cementificazione del parco. Il design perpendicolare ed orizzontale suggerisce si tratti di un ponte sospeso tra due realtà: l’acciaio corten traforato, che simula l’arrugginimento provocato dalle intemperie, qui si ripete sia nei parapetti, che nella pavimentazione, rafforzando l’immagine di trasparenza e galleggiabilità, per confondersi con l’ambiente naturale, e rafforzare il concetto in ogni parte. L’elemento in calcestruzzo è illuminato lungo la linea del parco attraverso proiettori sospesi, che garantiscono una illuminazione superficiale uniforme. Il pannello d’acciaio corten contiene, infine, una doppia linea di illuminazione, a temperatura «più calda», consentendo di illuminare volumetricamente il pannello, retro-illuminando la superfice forata, enfatizzandone l’effimera natura.

5.3. Viali urbani

Il progetto di riqualificazione del lungofiume di Mapocho [11]
, a Santiago del Cile, ha inteso consolidare, riqualificandole, le sponde dell’omonimo fiume, di 42 chilometri di lunghezza, quale spazio pubblico metropolitano, e spina dorsale di Santiago del Cile da est a ovest, collegando 11 quartieri, collocati in differenti condizioni topografiche e {p. 377}sociali. Qui, la complessità nel riconoscere il fiume come paesaggio vivo della città è dovuta, in parte, all’impossibilità di includerne l’intero tracciato. Il progetto Mapocho 42K ha pertanto proposto di realizzare una continuità geografica e sociale, attraverso una passeggiata per pedoni e ciclisti che collega tutti i parchi esistenti e le aree verdi nelle vicinanze, contribuendo a migliorare la qualità della vita urbana. Due concetti esplicitano le definizioni spaziali di questo progetto: consolidare la passeggiata come patio urbano «lungofiume», ed allo stesso tempo come corridoio verde arborato. All’ombra di questi alberi sono stati infine collocati i percorsi pedonali e la pista ciclabile. La vegetazione arborea selezionata per la realizzazione del corridoio verde è stata principalmente orientata all’impianto di specie arboree, adattabili al clima semi-arido locale, con un basso fabbisogno idrico. Tra tutti, è stato scelto lo Schinus molle, comunemente chiamato «albero del pepe». Il progetto prevede un disegno aperto, composto da un corridoio strutturale con una larghezza variabile da 15 a 25 metri lungo il fiume, e diverse aree di sosta, quali zone di gioco e piazze, che potranno essere estese col tempo alle aree adiacenti. La strategia di progettazione si basa su elementi e componenti che potranno essere implementati dagli 11 comuni, adattandosi alle diverse situazioni socio-economiche, per stabilire un’identità condivisa da tutto il corridoio.

5.4. Ponti e sottopassaggi

1. Con l’apertura del Kalvelod Waves [12]
, sul fronte del porto di Copenhagen, una sua parte centrale è diventata accessibile al pubblico, conferendo a questo nuovo spazio pubblico sull’acqua una nuova dimensione di passeggiata nel centro della città. Storicamente dedicata ad attività in
{p. 378}dustriali, negli anni ’80 e ’90, la città ha venduto il terreno e l’area è stata trasformata in un «duro fronte portuale», abbandonando una banchina arida, aperta ai forti venti ed esclusa dalla vita pubblica. Nella difficoltà di approcciare questo desolante lato del porto, si sono identificate due grandi priorità progettuali: realizzare la continuità urbana, posizionando la nuova struttura nelle zone soleggiate in riva all’acqua. Esposta a sud-est, la nuova banchina coglie le condizioni di soleggiamento fino al primo pomeriggio. Al fine di prolungare tale condizione, i due nuovi moli principali sono stati collocati nelle zone prive d’ombra, e concepiti come centri di attività sull’acqua. Il progetto generale ricollega pertanto queste isole alla rete urbana, integrandole all’infrastruttura della città. Due nuovi ponti collegano la punta dei moli principali alla vecchia banchina, realizzando due bacini interni per accogliere sport d’acqua. Seguendo le indicazioni del piano, il progetto ha lavorato sulla terza dimensione, invitando i visitatori ad esplorare il lungomare da livelli e vedute diverse. L’intenzione degli autori è stata orientata a realizzare una struttura per un luogo in cui la vita pubblica potesse svolgersi, offrendo condizioni inaspettate. Infine, in termini di matericità il progetto si è ispirato ai porti nordici industriali, utilizzando materiali robusti, quali assi di querce locali, cemento spazzolato, e acciaio arrugginito, noti come materiali portuali.
Note
[7] Luogo: Madrid, Spagna. Area: 297 acri (120 ettari). Realizzazione: 2011. Progetto paesaggistico: Burgos & Garrido, Porras La Casta, Rubio & Álvarez-Sala e West 8. Fotografia: Jeroen Musch, West 8. Committente: Municipalità di Madrid. Budget: € 410.000.000.
[8] Luogo: La Perouse Headland, Botany Bay, NSW; commessa del Randwick City Council del 2007; Project Team: Landscape Architecture & Urban Design–Corkery Consulting, Civil Engineering–TTW, Heritage–Ahms, Geotecnical Engineering & Contamination Assessment-Douglas Partners.
[9] Luogo: Elche, Spagna. Area: 28,41 acri (11,5 ettari). Realizzazione: 2013. Progetto paesaggistico: Grupo Aranea Ltd. Committente: Elche City Council. Budget: € 2.382.000.
[10] Luogo: Pamplona, Spagna. Area: 6,9 acri (2,74 ettari). Realizzazione: 2015. Progetto paesaggistico: Peralta Ayesa, Architetti. Fotografia: Pedro Pegenaunte e Eduardo Berián/Hidrone. Committente: Pamplona City Council. Budget: € 92.99.174.
[11] Luogo: Mapocho, Santiago, Cile. Area: 175.44 acri (71 ettari). Lunghezza: 26,09 miglia (42 km). Realizzazione: 2015 (fase 1). Progetto paesaggistico: M42KStudio. Fotografia: Francisco Croxatto V. Committente: Housing and Urban Development Ministry, Chilean Government. Budget: US$ 6.500.000.
[12] Luogo: Copenhagen, Danimarca. Area: 0,42 ettari. Realizzazione: 2013. Progetto paesaggistico: Urban Agency e JDS. Fotografia: Urban Agency, Pernille Enoch e Ursula Bach. Committente: Copenhagen Municipality. Budget: € 7.000.000.