Costruzioni di genitorialità su terreni incerti
DOI: 10.1401/9788815411365/c1
Gui e Sanfelici, nel capitolo 3, sostengono in esordio che la categoria del riconoscimento, cruciale nei processi di costruzione della propria identità,
¶{p. 19}permette di analizzare le interazioni, le pratiche e l’agire dei soggetti guardando alle intersezioni tra le diverse sfere delle relazioni affettive, comunitarie e politico-giuridiche. Tali processi si sviluppano anche nelle interazioni tra assistenti sociali e genitori nell’ambito di relazioni di aiuto che possono veicolare o ostacolare il reciproco riconoscimento. Gli autori, alla fine del loro contributo, propongono un modello utile a comprendere come tali processi si costruiscano in relazione a diverse variabili micro e macro dando o sottraendo forza a relazioni di mutuo riconoscimento.
Il successivo capitolo di Fargion, Mauri e Bertotti prende avvio da una riflessione sui recenti cambiamenti nella relazione genitori-figli e nella relativa funzione educativa. L’ideologia dell’intensive parenting viene descritta in rapporto all’influenza esercitata sulle rappresentazioni e sulle pratiche di professionisti e genitori, con un successivo approfondimento sulle situazioni di vulnerabilità e su ciò che la ricerca attuale ha messo in luce a questo proposito. In tale quadro la dimensione di genere assume una posizione centrale. La teoria del posizionamento, elaborata nell’ambito della psicologia sociale, aiuta a spiegare il superamento dell’idea di ruoli statici attraverso una visione che mette al centro i processi e le dinamiche di una costante negoziazione tra la propria visione di sé e le rappresentazioni degli interlocutori nelle specifiche circostanze familiari. L’analisi dei dati della ricerca proposta dalle autrici consente di comprendere come nelle narrazioni raccolte i genitori si posizionano dinamicamente nella cornice dell’idea dominante di genitorialità rispetto al rapporto tra di loro, con i figli e con gli assistenti sociali.
Nel capitolo 5 Monaco e Sicora sottolineano l’importanza del riconoscimento dell’unicità della persona tanto da un punto di vista etico, come affermato nel Codice deontologico degli assistenti sociali, quanto da una prospettiva tecnico-operativa. I concetti che supportano una tale attenzione sono quelli di intersezionalità, che enfatizza la compresenza di una pluralità di dimensioni nella definizione degli individui, e di superdiversità, con specifico riferimento all’attuale e multiforme fenomeno migratorio. La complessità delle storie di vita dei genitori e delle esperienze professionali narrate dagli assistenti sociali conferma l’importanza di applicare con costanza un approccio riflessivo che possa generare interventi capaci di contrastare la tendenza a standardizzare le situazioni di coloro che si rivolgono ai servizi sociali.
Falcone e Samà nel capitolo 6 richiamano inizialmente i temi delle diseguaglianze, del rispetto e della promozione dei diritti umani e del perseguimento della giustizia sociale quali fondamenti etici del servizio sociale, per poi definire i termini «oppressione» e «pratiche anti-oppressive» indicando come questi si possono ritrovare nel lavoro degli assistenti sociali, alla luce del dibattito internazionale sul tema. Tramite una serie di estratti dalle interviste degli assistenti sociali che lavorano con genitori in terreni incerti, gli autori evidenziano i fattori di oppressione consci e inconsci presenti sul campo al pari di pratiche anti-oppressive consapevoli. Infine, vengono offerti alcuni ¶{p. 20}strumenti riflessivi utili ad affrontare le sfide che il tema affrontato pone al servizio sociale.
Chiude il volume il capitolo 7 dove gli autori Sicora, Monaco e Nothdurfter individuano una serie di tracciati che si muovono all’interno dell’intero manuale e che possono essere raccolti nella triade rappresentata dai livelli micro (ovvero della relazione tra genitori e assistenti sociali), meso (organizzazioni) e macro (politiche sociali). Anche in questo caso la visione complessiva e riassuntiva che viene fornita non vuole offrire delle «ricette» o delle procedure su come vadano affrontate le genitorialità che si muovono su terreni incerti, ma intende evidenziare criticità e opportunità per un servizio sociale che vuole lavorare con e per le persone, cogliendone e rispettandone appieno i bisogni e i punti di vista.
Per rendere più agevole la lettura e la connessione all’operatività degli assistenti sociali ogni capitolo è corredato da una sintesi per punti e da una serie di quesiti proposti per alimentare una riflessione focalizzata che consenta di raccordare meglio le teorie emergenti dagli esiti della ricerca con la pratica dei professionisti chiamati a supportare chi si muove sui terreni incerti della genitorialità.