Re(l)-azioni
DOI: 10.1401/9788815410795/c5
Così i bambini, abituati a passare molto tempo in strada conoscono bene i luoghi dove crescono, i possibili collegamenti tra i nodi centrali, i segreti e le scorciatoie, mentre con meno sicurezza raccontano dei fatti storici e delle me
¶{p. 123}morie collettive connesse ai luoghi. Vi è generalmente un grande orgoglio nel parlare del proprio paese, descritto come «stupendo», «avventuroso», «il posto più bello del mondo», «meglio della città». Proprio la relazione tra l’idea di paese e l’idea di città è uno dei temi su cui è stato stimolante ragionare con i bambini. Piuttosto comune nei loro discorsi è la contrapposizione tra paese antico e incontaminato e città moderna e inquinata. Il paese sembra essere quel luogo dove «c’è la montagna» e «ci sono più cose antiche», mentre in città «ci sono le macchine e le industrie». Un’idea di città che non assomiglia tanto a quelle più prossime, L’Aquila e Sulmona, centri medi dai nuclei antichi, ma forse più vicina a una città lontana e immaginata, «Milano grandissima» o «Hollywood dove ci sono le palme». Nel rafforzare l’idea che il paese sia dotato di un’identità chiara e storica, di calma e vicinanza con la natura, ci sono due elementi interessanti. Se da una parte si può scorgere l’influenza di una retorica presente nel senso comune, e alimentata dall’interesse mediatico, che tende a sovrapporre il paese, sia esso frutto di una lottizzazione di metà Novecento o evoluzione di un castello medievale, con la celebre idea del borgo [Barbera, Cersosimo e De Rossi 2022] da visitare; dall’altra c’è l’esperienza quotidiana dei bambini in cui il limite tra il paese e i campi, il bosco, la montagna sembra non essere chiaro. Anzi, sembra non esistere affatto. Alla mia domanda: «andate spesso in montagna?», mi sono sentita rispondere da alcuni dei partecipanti: «noi siamo, in montagna». Questo mette in luce come la montagna venga pensata da questi bambini quale spazio abitato: a fare la montagna sono insieme la rete di luoghi in cui la vita quotidiana si svolge, i campi coltivati o abbandonati, i boschi, le vette, i sentieri per arrivarci. In opposizione quindi a quell’idea di montagna che arriva da lontano, di cui abbiamo discusso all’inizio di questo lavoro.
In molti aspetti, come la visione della montagna, emerge dai laboratori realizzati un racconto polifonico e intricato che i bambini hanno realizzato con grande entusiasmo. Come entusiasta è la loro voce nel parlare della propria vita e dei propri luoghi, argomenti dei quali si sentono appassionati ¶{p. 124}ed esperti. L’augurio che faccio loro è di poter mantenere questo entusiasmo, di essere liberi di portarlo alla scoperta di molti altri luoghi e, solo se avranno voglia, anche di riportarlo a casa.
Note