«Anche là è Roma»
Antico e antichisti nel colonialismo italiano

Il 26 novembre 1911, presso il teatro di Barga, Giovanni Pascoli incitò alla guerra di Libia descrivendo la regione nordafricana come "abbondevole d'acque e di messi, e verdeggiante d'alberi e giardini", ma anche ricca di monumenti antichi, talmente numerosi da far dire al poeta: "Anche là è Roma!". Come in molti altri momenti dell'itinerario coloniale italiano, il Classico divenne allora mito di legittimazione da utilizzare per presentare guerre di conquista come missioni di civiltà, rivolte verso popoli ritenuti barbari e senza storia. Gli antichisti contribuirono in misura considerevole allo sviluppo di tali rappresentazioni, alleandosi con politici, militari e colti dilettanti in una storia di lungo periodo qui ripercorsa attraverso alcune date, luoghi e personaggi fondamentali; fra il 1887 e il 1977, fra Dogali e Roma, fra De Sanctis e Wilamowitz. Ma il cammino fu sempre così chiaro o ci fu anche chi cercò percorsi alternativi? Il Classico, del resto, è mito ambiguo, che da strumento di sostegno al potere può anche diventare sferzante mezzo di critica.

è stato borsista nella Scuola Superiore di Studi Storici dell'Università di San Marino ed è attualmente ricercatore di Filologia classica presso Sorbonne Université (Parigi). Specialista di geografia e storiografia della Grecia antica, è autore del volume "Il di Pseudo-Scilace. L'oggettività del potere" (Georg Olms Verlag, 2020) e di diversi saggi sulla ricezione dell'Antico fra Otto e Novecento, apparsi su riviste scientifiche italiane e straniere.

Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2023
Isbn edizione digitale: 9788815410559
DOI: 10.978.8815/410559
Licenza: CC BY-NC-ND

Pubblicazione a stampa: 2023
Isbn edizione a stampa: 9788815386465
Collana: Fuori collana
Pagine: 224

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I CAPITOLI

DOI | 10.1401/9788815410559/p1

Lista delle abbreviazioni

Abbreviazioni bibliografiche Accame, Halbherr e De Sanctis pionieri: S. Accame, F. Halbherr e G. De Sanctis pionieri delle Missioni archeologiche italiane a Creta e in Cirenaica, Roma, Tip. La Roccia, 1984 Accame, Nuove lettere: S. Accame, F. Halbherr e G. De Sanctis (nuove lettere dal carteggio De Sanctis 1892-1932), Roma, Tip. Don Bosco, 1986 APCD: Atti Parlamentari. Camera dei Deputati APS: Atti Parlamentari. Senato Bonghi, Discorsi: R. Bonghi, Discorsi parlamentari, Roma, Tip. della Camera dei Deputati, 1918, vol. II Cagnetta, Antichisti e impero: M. Cagnetta, Antichisti e impero fascista, Bari, Dedalo, 1979 «CdS»: «Corriere della Sera» Come siamo andati in Libia: G. Salvemini, Come siamo andati in Libia, Firenze, Libreria della Voce, 1914 Convegno 1925: Convegno di archeologia romana. Tripoli I-V maggio MCMXXV, Tripoli, Scuola d’Arti e Mestieri, [1925] Corsi: C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori di Studi Romani, Roma, Istituto di Studi Romani, 1943 DBI: Dizionario Biografico...
Pagine | 9 - 10
DOI | 10.1401/9788815410559/p2

Introduzione

Si narra che Medusa fosse capace di pietrificare qualunque essere mortale su cui posasse lo sguardo. La vista non era per lei organo di senso e analisi del reale, ma arma da impiegare ai danni dell’altro. Il medesimo genere di potere fu dato all’ideologia coloniale italiana dalla storia dell’antichità, conoscenza utilizzata come filtro deformante per guardare ai popoli colonizzati e immobilizzarli in un’immagine fissa. La loro caratterizzazione come degli «immoti» è un luogo comune cui ricorrono fra Otto e Novecento i vari autori delle descrizioni di paesi africani oggetto delle mire espansionistiche italiane. L’osservazione diretta non si traduceva in un acquisto di conoscenza, ma nella conferma di uno stereotipo già definito nell’Antichità e che assecondava una ben precisa aspirazione. I popoli del continente africano, percepito come insieme geo-etnografico unitario privo di differenze al suo interno, figuravano in tali rappresentazioni come dei barbari che ancora corrispondevano...
Pagine | 11 - 15
DOI | 10.1401/9788815410559/c1
Capitolo primo

Un obelisco per Dogali fra le Termopili e il Cremera

Il saggio esamina il rapporto tra storia antica e ideologia coloniale italiana, approfondendone le conseguenze. Questo primo capitolo si concentra sulla descrizione della tragedia di Dogali e la mitizzazione dei suoi caduti. Il processo avviene attraverso l'analogia storica con due noti episodi della storia antica: l'eroica resistenza dei trecento spartani alle Termopili e l'epica battaglia avvenuta sul fiume Cernera tra i trecentosei membri della gens Fabia e i Veienti.
Pagine | 17 - 54
DOI | 10.1401/9788815410559/c2
Capitolo secondo

«Falsificazioni tripoline»

Il capitolo inizia presentando le motivazioni alla base della retorica coloniale, che insistevano sulla necessità e sulla presunta legittimità storica dell'espansione italiana nei territori nordafricani. In seguito, dopo la presentazione di alcuni pareri tecnici dell'epoca, vengono discusse le idee e le convinzioni di vari intellettuali a riguardo, soffermandosi in particolare sulle posizioni espresse da Gaetano Salvemini e Achille Coen.
Pagine | 55 - 98
DOI | 10.1401/9788815410559/c3
Capitolo terzo

Mostrare la colonia

Questo capitolo esamina l'utilizzo, a fini propagandistici e autopromozionali, dell'immagine dell'Italia quale potenza coloniale durante l'affermazione del fascismo. In questo contesto ebbe grande importanza l'archeologia e la scoperta di nuove tracce romane nelle regioni libiche. Queste opere di scavo costituivano non solo un mezzo per gli italiani per riscoprire le conquiste dei propri “antenati”, ma erano anche sinonimo di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale dei territori occupati.
Pagine | 99 - 139
DOI | 10.1401/9788815410559/c4
Capitolo quarto

«La riapparizione dell’impero»

Il capitolo è incentrato sul processo, proprio degli anni del colonialismo italiano, che vedeva sovrapporsi la Roma antica a quella moderna e fascista. Il periodo era caratterizzato da un'identificazione ormai totale, che coinvolgeva anche la terminologia istituzionale, in particolare quella delle colonie africane recentemente acquisite. Un ruolo determinante fu rivestito dall'Istituto di Studi Romani, ente culturale profondamente legato al fascismo e alla sua propaganda.
Pagine | 141 - 192
DOI | 10.1401/9788815410559/c5
Capitolo quinto

Per una riflessione su continuità e discontinuità del colonialismo fra gli antichisti

Il capitolo finale si apre sul tema della periodizzazione del colonialismo italiano, partendo dal presupposto dell'impossibilità d'individuazione di una data conclusiva riconosciuta unanimemente. In seguito vengono approfonditi gli aspetti di continuità e discontinuità con il passato concernenti la valutazione dell'esperienza coloniale; se da un lato all'antichistica del dopoguerra vennero a mancare esempi di opposizione al colonialismo, dall'altro il progressivo smantellamento dell'apparato coloniale italiano influì considerevolmente sulle ricerche degli studiosi.
Pagine | 193 - 211