Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c4
Oltre alle regioni, anche le città
metropolitane hanno dedicato attenzione all’oggetto proponendo agende delle città
metropolitane per lo sviluppo sostenibile (sempre rispondendo a bandi del Ministero
dell’Ambiente nel corso del 2019). Il coordinamento ministeriale degli interventi a
livello metropolitano si è avvalso poi di un accordo sottoscritto con tutte le 14 città
metropolitane italiane inteso come dispositivo di integrazione e orientamento degli
strumenti di programmazione vigenti e in corso di adozione. Si tratta di un accordo di
rilevante importanza che dà attuazione operativa alla Carta di Bologna per
l’ambiente, sottoscritta nel 2017 da tutti i Sindaci metropolitani con il
fine di includere gli obiettivi di sviluppo sostenibile negli strumenti di
programmazione metropolitana. La necessità, sopra ricordata, di adeguare
l’organizzazione dell’offerta ai nuovi obiettivi trasversali dell’Agenda, ha portato a
strutturare le azioni nei seguenti nuovi settori: governance, coinvolgimento della
società civile, definizione e monitoraggio dell’Agenda e integrazione con il
Piano strategico metropolitano, disegno e attivazione di azioni
pilota integrate. Sebbene presentino un diverso stato di avanzamento nel percorso di
elaborazione e approvazione delle rispettive agende, è interessante osservare che tutte
le 14 città metropolitane italiane hanno risposto positivamente al bando ministeriale in
risposta alla finalità di applicare gli obiettivi di sviluppo sostenibile nei loro
territori. Alcune di loro, tuttavia, si distinguono sia per i tempi più veloci di
approvazione dell’Agenda sia per le scelte avviate per dare concreto riscontro operativo
agli interventi per lo sviluppo sostenibile, in particolare in termini di struttura e
strumenti programmatori. La Città Metropolitana di Bologna, innanzitutto, che ha già
approvato l’Agenda nel giugno
¶{p. 68}del 2021 integrandola nel
Piano strategico metropolitano e negli altri strumenti di
pianificazione e programmazione (Pums, Ptm…). Particolare attenzione viene poi dedicata
al monitoraggio le cui attività sono state incluse nel ciclo di programmazione
attraverso il Dup (Documento Unico di Programmazione triennale),
declinato nelle diverse sub-realtà del territorio metropolitano. La scelta di creare un
Ufficio di coordinamento tecnico-operativo del Piano strategico
metropolitano presso la Direzione generale rappresenta una condizione
fondamentale per governare in modo coordinato le attività (all’interno di una scelta di
governance che fa poi affidamento su un gruppo di lavoro inter-assessorile, su un gruppo
intersettoriale e interistituzionale del quale fanno parte il Comune di Bologna, la
Regione Emilia-Romagna e un ufficio di Presidenza composto dal Sindaco metropolitano e
dai Presidenti delle Unioni di Comuni). Il coinvolgimento della società civile è stato
invece demandato al neo Consiglio di sviluppo e al Tavolo delle società partecipate (di
cui fanno parte attori economici, associazioni, mondo del lavoro, della cultura, della
formazione e della sanità). La buona pratica, infine, di attuare gli interventi in
azioni pilota (adottata da altre città metropolitane) ha trovato esplicitazione nei
progetti innovativi sulla transizione verso un’economia circolare a livello
territoriale, sulla riorganizzazione dei servizi di trasporto pubblico, sulla
forestazione metropolitana e sull’attivazione di percorsi formativi sulla sostenibilità
nel mondo scolastico e tra i dipendenti della pubblica amministrazione.
L’attenzione alla creazione di
nuove competenze in tema di sviluppo sostenibile è anche alla base della School of
Sustainability proposta dalla Città Metropolitana di Milano agli amministratori e
tecnici dei 133 comuni dell’area. La proposta risponde all’esigenza, particolarmente
sentita nella pubblica amministrazione italiana, di formare del personale più competente
sui temi della sostenibilità e della transizione ecologica, in particolare sul piano
delle policies per il governo degli interventi. Tradizionalmente
più formati nelle discipline politico-giuridiche, agli amministratori e ai tecnici degli
enti territoriali e locali italiani è richiesto di coprire ruoli e di
¶{p. 69}svolgere mansioni su temi come l’energia, il clima, le risorse,
la mobilità che presuppongo nuove conoscenze e competenze di tipo eco-sistemico. Più in
generale l’intervento della Città Metropolitana di Milano per la declinazione
dell’Agenda si è tradotto nella proposta di un patto con il territorio centrato
sull’integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nel Piano strategico
del territorio metropolitano, nel Piano territoriale
metropolitano e nel Piano urbano per la mobilità
sostenibile. Il Piano territoriale, in particolare, organizza le attività
dell’amministrazione secondo cinque principi: la tutela delle risorse non rinnovabili,
l’equità territoriale, la salvaguardia del patrimonio paesaggistico-ambientale, la
semplificazione delle procedure e il supporto ai comuni per le iniziative intercomunali
[Città Metropolitana di Milano 2021]. Siamo anche in questo caso in presenza di
interventi che, unitamente ai contenuti delle policies, mirano a
modificare l’organizzazione e la denominazione dei settori nel tentativo di rispondere
agli obiettivi di sviluppo sostenibile con azioni innovative e trasversali rispetto alle
competenze dei tradizionali assessorati.
È ancora presto per valutare
l’effettiva capacità delle amministrazioni e delle politiche locali di governare i
processi per la promozione di uno sviluppo rispettoso dei principi di prosperità, equità
e preservazione delle risorse socio-economiche e ambientali. Così come occorre altro
tempo per conoscere l’efficacia nei nuovi strumenti di programmazione territoriale e
urbana integrata e centrata sugli obiettivi trasversali di sviluppo sostenibile. In un
Paese come l’Italia ricco di beni culturali materiali e immateriali e di bio-diversità
territoriale stiamo assistendo solo di recente a una maggiore pianificazione in termini
di cultura e sostenibilità, attività che rimangono ancora fuori dalle tradizionali
agende di pianificazione urbana di molte città. Nelle pagine che seguono viene tuttavia
prestata attenzione alla valutazione degli interventi realizzati in alcuni territori
lombardi caratterizzati da una forte trasformazione socio-economica, in particolare in
seguito ai processi di ristrutturazione produttiva della attuale fase
post-industriale.