La Repubblica di Weimar: democrazia e modernità
DOI: 10.1401/9788815370228/c1
Certo, la storia è sempre unica,
non si ripete e non si realizza nemmeno secondo degli schemi ricorrenti. Se ne possono
quindi trarre certi insegnamenti, ma non delle precise indicazioni per
¶{p. 46}l’azione politica
[30]
. La storia non può mai sostituire la decisione politica. Ma in ogni caso una
delle lezioni che si possono trarre dalle vicende della Repubblica di Weimar rinvia alla
necessità di tenere sempre presente la fragilità della democrazia e delle sue fondamenta
e di riflettere sulle possibilità e le forme che attengono alla formazione della volontà
politica. Di fronte alla crescente confusione concettuale che si riscontra in merito a
ciò che la democrazia può e deve essere, rifarsi a Weimar anche a questo proposito
appare assolutamente ragionevole. Secondo e più importante punto: il 1933 rimane una
data che necessita di una spiegazione. La presa del potere da parte di Hitler, le cause,
gli antefatti e l’instaurazione della dittatura si mettono di traverso quando si cerca
di inserire lo sviluppo costituzionale tedesco in un normale percorso europeo o anche in
una continuità democratica nella storia tedesca; e prendere atto di questo non significa
affatto scadere in una teleologia negativa. Per quanto importanti possano essere
tradizioni positive e per quanto rilevanti possano essere categorie come contingenza e
apertura storica, se le si assolutizzasse e conseguentemente le si portasse fino alle
estreme conseguenze Hitler finirebbe per essere considerato il risultato di fattori
esogeni, un «demonio» che sedusse i tedeschi o semplicemente un «incidente di percorso»
[31]
. E le due cose segnerebbero una fatale ricaduta nella epistemologia degli
anni Cinquanta. Occorre ribadire che il 1933 necessita di una spiegazione, e che esso,
in realtà, rappresenta un explanandum della storia tedesca che non
può essere eluso né dalla contemporaneistica né dalla storiografia giuridica.
Penso sia risultato chiaro che il
giudizio su Weimar e la sua Costituzione è storicamente mutevole, non diversamente,
peraltro, da quel che avviene con ogni altro fatto storico. Certo, oggi la Costituzione
weimariana non viene (quasi) più giudicata un «difetto di nascita» e non viene (quasi)
più ritenuta la principale responsabile della presa del potere da parte di
¶{p. 47}Hitler. Ciò nonostante sopravvive il ricordo della Repubblica di
Weimar come di una democrazia che buttò letteralmente via la sua libertà – un cattivo
presagio. Oltre a costituire un esempio ammonitore della fragilità del sistema
democratico e dell’improvviso e sempre possibile irrompere nella storia di un evento del
tutto inaspettato, essa rimane un perfetto insegnamento paradigmatico della minaccia,
non di rado frutto di comportamenti autolesionistici, che incombe sulla democrazia – e
delle conseguenze che potrebbero derivarne.