La città divisa
Le parti e il bene comune da Dante a Guicciardini
La formazione di due schieramenti contrapposti che si affrontano con la lotta
politica, con i processi (anch'essi politici), con le armi è una caratteristica
strutturale dei Comuni medievali. A questa lotta faziosa che divide la città in "parti"
cercano di porre rimedio, agitando l'ideale del bene comune, i grandi domenicani
dell'età di Dante; tuttavia la mentalità e la cultura del tempo vivono e respirano
dentro l'etica della vendetta e dello spirito fazioso. A partire da queste premesse
medievali, il libro affronta l'imponente attività svolta nel XV secolo dagli ordini
religiosi, e specialmente dai francescani osservanti, allo scopo di arginare la violenza
endemica nella vita cittadina. Mentre novellieri e umanisti offrono un'immagine satirica
o critica dell'intraprendenza dei frati, Machiavelli riprende la questione delle lotte
faziose, interpretandola in modo nuovo, e Guicciardini, attentissimo alle ragioni del
bene comune, emerge, nella crisi italiana culminata nel Sacco di Roma del 1527, come
l'interprete critico delle mistificazioni, capace di lucide analisi razionali, ispirate
a un alto senso della dignità e dell'onore.