La politica della legalità
Il ruolo del giurista nell'età contemporanea
Il giurista – non solo il giudice, ma anche l’avvocato e lo studioso – si trova
oggi nell’occhio del ciclone. Il mondo politico vorrebbe confinarlo a un ruolo di mero
tecnico o cerca di allettarlo promettendogli un consenso che ha poco a che vedere con il
suo mestiere. Le professioni giuridiche infatti sono tese alla tutela delle regole e
dell’imparzialità secondo i canoni del moderno stato di diritto. La «cecità
istituzionale» non può piegarsi a esigenze estranee ma è ormai chiaro che i modelli del
passato sono superati. Il giurista, se non vuole smarrire la propria identità o essere
sostituito da altre figure, come il sociologo, il medico o lo psicologo, deve ripensare
il proprio ruolo. Come illustra l’autore di questo volume, mettendo alla prova le
proprie tesi in un serrato confronto dialettico, l’imparzialità e la giustizia
richiedono specifici e severi impegni civili che rendono obsoleto il tradizionale
richiamo alla neutralità. Nel contempo sorge la necessità di spiegare ai cittadini lo
scopo garantistico di quei formalismi che tanto invisi appaiono alla gente comune. Si
configura così un uomo di legge tenuto ad essere «relativista», che deve, con le sue
scelte, stabilire priorità tra sfere di valori distinte e spesso
inconciliabili.