I postdemocristiani
Dalla dissoluzione della Democrazia cristiana sono nate alcune formazioni politiche
- Partito popolare (Ppi), Centro cristiano-democratico (Ccd), Cristiani democratici
uniti (Cdu) - che nel 2002 hanno dato vita da un lato all'Unione democratico cristiana e
di centro (Udc), dall'altro alla Margherita. Che cosa sappiamo, oggi, su queste due
componenti decisive degli schieramenti politici che si confrontano nel nostro paese? Nel
volume si mostra come i postdemocristiani abbiano fatto proprio il "partito di correnti"
che fu tipico della Dc, incentrato sulle reti di potere personale facenti capo ai
notabili locali. Questa tradizione, però, è stata innovata attraverso il modello del
"partito in franchising": i leader nazionali si occupano di pubblicizzare e vendere ai
potenziali elettori-acquirenti il "marchio" del partito sui mass media, mentre
dirigenti, parlamentari e amministratori locali hanno una notevole autonomia nel gestire
la "rete commerciale" sul territorio (sezioni, circoli, comitati provinciali e regionali
ecc.). Dalla ricerca emerge poi, documentata con materiali inediti, la
meridionalizzazione che contrassegna le strutture organizzative e l'elettorato dei due
partiti, i cui "azionisti di maggioranza" sono le regioni del Sud, in particolare la
Sicilia per l'Udc, la Campania e la Calabria per la Margherita. In questo scenario,
quali prospettive si aprono per l'Udc dopo l'uscita di Marco Follini e lo "sganciamento"
dalla tutela di Berlusconi voluto da Casini? E, sull'altro versante, quali saranno gli
effetti che il modello di partito della Margherita potrà avere sulla nascita e sul
consolidamento del Partito democratico?