Umberto Romagnoli
Contrattazione e partecipazione
DOI: 10.1401/9788815374950/c1

1. Dieci anni di attività consultiva e di partecipazione alla Bassetti (1958-1967)

Scrivere intorno alla esperienza di consultazione mista (= CM) in Bassetti significa anche, seppure in piccola parte e sotto un profilo particolare, scrivere la biografia dell’impresa nella quale essa si sviluppa. In realtà, la società Bassetti si sottrae alla regola di generale validità nel nostro paese per cui le aziende sono oggetto prevalente di pubblicazioni giubilari di impostazione illustrativo-cronistica [1]
. È del 1960, infatti, una ricerca sociologica ‒ destinata a rimanere una delle più importanti in materia ‒ che sottopone ad approfondita analisi i rapporti intercedenti tra questa impresa o, più esattamente, tra lo stabilimento principale del complesso tessile della società Bassetti e la comunità locale in cui è inserito [2]
. A questa indagine, pertanto, deve farsi rinvio per un quadro completo del milieu socio-culturale in cui concretamente si svolge la vicenda qui studiata, non senza, però, aver prima fornito alcuni dati elementari suscettibili di introdurre agevolmente la narrazione. Anzitutto, il dato geografico e sociale. Lo stabilimento di R., a cui è strettamente legata la storia della CM, sorge in una zona dell’alto-milanese caratterizzata da un elevato indice di industrializzazione, alla quale non ha adeguatamente corrisposto la trasformazione dei rapporti sociali preindustriali: il che è stato, in larga misura e per un lungo periodo, favorito dal sistema della doppia occupazione ‒ industriale e rurale ‒ praticato dalla popolazione attiva.
Dal punto di vista tecnologico, occorre precisare che lo stabilimento di R. ‒ ove entra il filato e ne esce il tessuto greggio, pronto per essere inviato in altra sede{p. 36} (lo stabilimento di V.) per le lavorazioni di finitura e di confezione ‒ è stato al centro, in epoca di poco anteriore agli anni ’60, di un complesso programma di riorganizzazione e di razionalizzazione basato su una massiccia riconversione del macchinario. Per effetto dell’espansione produttiva, che in tal modo è stato possibile realizzare, lo stabilimento di R. ha senz’altro consolidato la posizione di industria leader della zona [3]
, estendendola ben oltre i confini di questa.
Anche il dato occupazionale riguardante la presenza nello stabilimento di R. di manodopera femminile in grande quantità riveste una notevole importanza nell’economia dell’esperienza sindacale della società Bassetti, in quanto costituisce «un fattore che colora in un certo modo il tipo di reazioni operaie, sia fuori che all’interno delle organizzazioni sindacali» [4]
. E si tenga presente che le maestranze di questo stabilimento, il cui numero complessivo non ha mai superato negli ultimi dieci anni le 1.400 unità, rappresentano mediamente nello stesso periodo oltre il 50% del totale del personale occupato nella società Bassetti. L’impiego di manodopera femminile rientra però nella tradizione meno recente del settore. In effetti, la razionalizzazione organizzativa e tecnologica rende sempre più duro e sempre meno necessario il lavoro femminile [5]
, come dimostra il netto rovesciamento di tendenza, in assoluto ed in percentuale, registratosi nella composizione del personale, in conseguenza sia del reclutamento di manodopera prevalentemente maschile sia della incentivazione alle dimissioni volontarie (attraverso la concessione di «premi» speciali o super-indennità) rivolta prevalentemente al personale femminile in occasione di riduzioni degli organici {p. 37} [6]
.
Merita, infine, grande attenzione il dato attinente alle caratteristiche strutturali del settore produttivo e merceologico a cui appartiene la società Bassetti. Questa, infatti, per essere (come s’è detto) un’impresa tessile opera in un’area economica ove il fenomeno concorrenziale agisce con una intensità sconosciuta a numerose altre industrie manifatturiere e la forte sensibilità alle fluttuazioni del mercato internazionale espone le singole imprese, eccessivamente «polverizzate», a rischi di crisi non sempre prevedibili né superabili. Poiché a ciò deve aggiungersi, per completare la descrizione, che è in atto un processo di ridimensionamento del settore rispetto al complesso della economia italiana [7]
, è agevole rendersi conto che il Pizzorno non poteva non rilevare come il bisogno della sicurezza del posto di lavoro corrisponda ad una radicata esigenza che tende prepotentemente a manifestarsi ai vari livelli della comunità di R. [8]
.
 
Milano (Sede)
Depositi
Stab. di R.
1957
1967
1957
1967
1957
1967
Operai
Uomini
33
17
34
38
521
443
Donne
4
6
765
240
Intermedi
Uomini
5
47
63
Donne
1
1
2
Impiegati
Uomini
149
127
81
149
92
38
Donne
80
88
14
22
38
15
 
 
 
 
 
 
 
Si tenga però conto che nel 1960 è entrato in funzione lo stabilimento di finitura e confezione di V., le cui maestranze, nel 1967, risultano così composte:
Operai
Intermedi
Impiegati
Uomini 155
25
Donne 470
17
 
 
 
 
{p. 38}
Pertanto, se l’esperienza di CM in Bassetti è determinata e influenzata dai molteplici fattori di diversa natura che si cercherà di identificare in seguito, quello appena segnalato viene a costituirsi, anche nell’àmbito della presente indagine, come una variabile indipendente rispetto alla quale tutti gli altri rappresentano, con tonalità differenziate, le variabili dipendenti [9]
: in particolare, l’esprit maison di cui danno prova le maestranze «pur nei diffusi atteggiamenti critici o polemici o anche apertamente ostili» [10]
, il culto dell’efficienza produttivistica [11]
, la gelosa difesa delle prerogative del management [12]
.
Questa, sommariamente abbozzata, è la cornice ambientale della CM in Bassetti.
Per usare una formula descrittiva, la CM è, essenzialmente, una politica di relazioni industriali basata sulla partecipazione operaia e sindacale alla soluzione dei problemi attinenti alla gestione del personale ed all’organizzazione del lavoro.
In origine, essa appare modellata su precedenti e coeve esperienze aziendali, diffuse soprattutto nella provincia di Vicenza, ricollegabili all’azione del Comitato nazionale per la produttività (= CNP), istituito con decreto del presidente del Consiglio dei ministri in data 22 ottobre 1951 col compito di svolgere accertamenti, studi e ricerche e di formulare programmi per l’aumento della produttività in Italia.
L’occasione prossima e palese dell’introduzione della CM in Bassetti è offerta dalla richiesta sindacale di istituire un premio di produzione, ma le ragioni reali e più profonde non tardano a manifestarsi. Dal lato dei sindacati dei lavoratori, si tratta di ottenere il riconoscimento del principio della contrattazione aziendale; dal lato della Bassetti, si tratta di stabilire in azienda un clima di maggior collaborazione produttivistica, giudicato necessario per migliorare i risultati del processo in atto volto alla razionalizzazione delle strutture tecnico-organizzative.{p. 39}
Il «punto di caduta» del negoziato che si concluderà nella primavera del 1958 non è, però, il medesimo per tutti i sindacati. Per il sindacato provinciale dei tessili aderente alla CGIL ‒ giunta sulle posizioni delle altre confederazioni in merito alla contrattazione aziendale da pochi mesi e dopo accesi contrasti ‒ il «punto di caduta» è verosimilmente rappresentato da un linguaggio e da un orientamento politico che non potevano non ripu­gnare alla sua rigorosa ortodossia classista. Chiarissimo, infatti, è l’intento della Bassetti, della FILTA-CISL e della UILT-UIL di codificare in un testo contrattuale il «principio del lavoro congiunto»; e sarà proprio con questa affermazione che si aprirà l’accordo del 14 maggio 1958, sottoscritto dalla Bassetti e dai soli sindacati provinciali delle federazioni dei lavoratori tessili aderenti alla CISL e alla UIL.
Manifestazioni salienti e caratteristiche di tale principio sono la «consultazione» (art. 3) e la «collaborazione» (art. 4): «due forme di cooperazione», queste, attraverso le quali «le parti si ripromettono di pervenire al mantenimento e all’ulteriore sviluppo degli incrementi produttivistici, negli interessi dell’azienda e del personale» (art. 5). Allo scopo di garantire l’effettività dell’esercizio del diritto alla consultazione, è istituito un comitato aziendale paritetico (= CA) «formato da rappresentanti della direzione e del personale» (art. 7), ed è espressamente estesa ai rappresentanti delle maestranze la stessa tutela prevista per i membri di commissione interna (= CI) dall’accordo interconfederale ‒ vigente in quella epoca ‒ dell’8 maggio 1953 (art. 9). Inoltre, allo scopo di assicurare la partecipazione dei lavoratori ai benefici derivanti dal verificarsi degli incrementi produttivistici, si stabilisce che essa è attuata «per mezzo di un sistema di premio integrativo della retribuzione normale» (art. 6), calcolato secondo formule tecniche convenute.
Il comitato, composto da 10 rappresentanti della direzione aziendale e da 10 rappresentanti del personale nominati dalle organizzazioni sindacali firmatarie, ha compiti di consultazione e di collaborazione fra le parti. Ad
{p. 40} esso spetta promuovere fra operai, impiegati e capi la conoscenza dei problemi di conduzione e di sviluppo dell’impresa, esporre alla direzione i problemi del personale, cooperare per il miglioramento dell’efficienza aziendale, stabilire le formule tecniche del premio di produttività. Il comitato, che si riunisce con periodicità mensile, può esprimere pareri soltanto consultivi.
Note
[1] Cfr. Mori, Studi di storia dell’industria, Roma, 1967, p. 251 ss.
[2] Pizzorno, Comunità e razionalizzazione, Torino, 1960.
[3] Pizzorno, Comunità, cit., p. 65ss.
[4] Pizzorno, Comunità, cit., p. 173.
[5] Pizzorno, Comunità, cit., p. 158.
[6] L’andamento dell’occupazione è efficacemente descritto dalla tavola sottoriportata che consente un facile e rapido confronto dei dati relativi.
[7] Cfr., per una approfondita analisi, CNP (Gruppo di lavoro per il settore tessile), Il problema tessile italiano, V, Roma, 1960 (relazione conclusiva a cura di Tremelloni).
[8] Comunità, cit., pp. 166-168.
[9] V. oltre Parte II, spec. n. 2.
[10] Pizzorno, Comunità, cit., p. 168.
[11] V. oltre, spec. nn. 2-3 della Parte I.
[12] V. oltre, spec. n. 6 della Parte I.