Il chierico, il medico, il santo
DOI: 10.1401/9788815412072/c1
toccatomi il polso, disse anche in presenza del suo infermiero maggiore e di altri miei compagni professi e del prefetto, che io era acceso di una gran febre, ed osservato il sangue da me buttato specialmente nel bacino di color nero aggrumato, ed anche con qualche pezzetto bianco di membrana, come disse e giudicò che fosse porzione della pellicola del polmone; ed avendoli anche io raccontato il brugiore grande che intesi la notte che andai a fare i miei bisogni corporali, in disparte volle vedere il vaso; e disse¶{p. 74}che ci aveva anche ritrovato miscela di sangue con muchi, e poi ordinò che mi fossi di nuovo sagnato nell’altro piede, come seguì dopo la sua partenza per mezzo dell’istesso barbiero, che venne poco dopo [205] .
Evitò di svelare all’esangue e la diagnosi e la
relativa prognosi. De Vivis, d’altronde, ne era
cosciente: «i medici non han costume di dire
agl’infermi lo stato loro, se non quando ordinano
i sagramenti»
[206]
. De Iorio, tuttavia, lo confessò al
padre Pigna: «che il male era gravissimo e
disperato, e che non poteva tentarsi altro,
senonché l’uso del mercurio, estremo rimedio doppo
l’osservazione di molti giovani, dopo i quali
l’infermo cessasse da buttar più sangue»
[207]
– sostanza quest’ultima a cui, a
eccezione dell’ordinario, nessun altro fece riferimento
[208]
. Giovanni Battista Gomez, addirittura,
inasprirà la sentenza: «il caso non era più da
burla, ma mortale; e [il medico] deliberò che
[Carlo] si fosse trasferito subito in altra
stanza, fuori del professorio, per timore di
potere infettare gli altri compagni»
[209]
. Alla memoria di de Vivis, come un
rigurgito mnestico, tornerà che: «trasferito già
nella nuova stanza verso una mezza ora di notte,
mi confessai, come lo stesso medico sin dalla
mattina precedente l’aveva ordinato; e non volle
che si fosse da me preso il viatico per riverenza
e per evitare il pericolo di ributtarlo»
[210]
.
I
sacramenti erano stati comunicati. Ormai era
chiaro che per il giovane non vi fossero più
speranze.
Note
[205] Ivi, f. 48r.
[206] Ivi, f. 52r.
[207] Ivi, f. 216r.
[208] Sul controverso utilizzo del mercurio in medicina, cfr. A. Cunningham, Mercury: «One of the Most Valuable Drugs We Have» (1937), in O.P. Grell, A. Cunningham e J. Arrizabalaga (a cura di), «It All Depends on the Dose». Poisons and Medicines in European History, Abingdon, Routledge, 2018, pp. 173-190. In particolare, per l’età moderna cfr. pp. 173-177; per il Settecento cfr. pp. 184-186.
[209] AAV, Cause dei Santi, Processus 1895, f. 201r.
[210] Ivi, f. 48v.