Il chierico, il medico, il santo
DOI: 10.1401/9788815412072/p3
Infine, con il già citato Levi, si condivide quantomeno la speranza «che l’osservazione microscopica possa rivelare fatti precedentemente inosservati» relativamente a «fenomeni già descritti e che si ritengono compresi con sufficienza»
[31]
. Potrebbe essere questo il caso della vis imaginationis, vale a dire «la credenza che le immagini mentali, lungi dall’essere solo interne alla coscienza, possano proiettarsi all’esterno analogamente al raggio visivo e produrre degli effetti sia psicologici sia materiali negli altri», innanzitutto sul corpo stesso dell’immaginante
[32]
. Ad oggi, tanti e diversi sono gli studi che si sono proposti di ripercorrere gli sviluppi della dottrina. Limitandosi alle ricostruzioni di tipo storico, Daniel Pickering Walker, tra i primi, propose l’equazione – tutt’altro che autoevidente, ma contraddetta da casi eccezionali – magia naturale = magia spirituale
[33]
. L’allora Senior Research Fellow al Warburg Institute di Londra, entrò in confidenza col concetto di medium spirituale – sostanza sottile posta a raccordo tra l’anima incorporea e la materia corporea – compulsando l’imponente studio di Verbeke, L’évolution de la doctrine du pneuma du Stoïcisme à St. Augustin. In esso, il prete e professore belga analizzava le teorie dello πνεῦμα (pneuma), dalla tarda antichità degli Stoici ad Agostino, passando per i Neoplatonici e per i Padri della Chiesa
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. {p. 24}A distanza di tempo, l’imponente monografia può ancora rappresentare un punto di riferimento fondamentale per gli studi se ad essa si affiancano lavori di più recente pubblicazione, come The Soul and its Instrumental Body, di Abraham P. Bos, che sorprende una trattazione coerente della teoria dello spirito già negli scritti sulla natura di Aristotele
[35]
. I titoli finora citati hanno costituito un punto di avvio imprescindibile per lo sviluppo di successive indagini. Ne è un esempio Stanze, di Giorgio Agamben, che rintraccia scampoli di tale dottrina in fonti letterarie fino ad allora trascurate: nella poesia trobadorica e stilnovistica
[36]
; nonché, varrebbe la pena citare l’eclettico Eros e magia nel Rinascimento di Ioan Petru Culianu. Adottando una prospettiva storico-evoluzionistica – in luogo di una epistemologica, intrapresa nel precedente e incompiuto Iocari serio
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– l’autore dava ragione della nascita della scienza moderna alla luce della censura dell’immaginario magico, invalso fino a quel momento. Censura che fu rinfocolata dai movimenti religiosi della Riforma e dalla Controriforma. Nella monografia di recente uscita, Ficino and Fantasy, Marieke van den Doel riprende, ed estende, le ricerche che lo stesso romeno aveva approntato sul rapporto immaginazione-arte; buona parte del testo, inoltre, ripercorre la storia della facoltà fantastica dall’antichità al Rinascimento
[38]
. Di più lunga gittata e di più ampio respiro è la Breve storia dell’immaginazione transitiva di Tonino Griffero. Qui, la credenza in oggetto – con «le
¶{p. 25}metafisiche influenti cui di volta in volta si sono richiamate le (a volte solo superficialmente simili) versioni di questa concezione» – è scoperta a operare fino al Settecento; anche nell’ambito della cultura popolare
[39]
– cosa non affatto marginale. In ultimo, Fernando Vidal traccia, in due articoli ben documentati, gli sviluppi del tema all’interno della canonistica, quindi in alcune cause di santi celebrate nel periodo post-tridentino, come il processo per la beatificazione di Jean François Régis (1597-1640), un gesuita che dedicò la vita alla conversione degli ugonotti francesi e al soccorso delle prostitute
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. Al netto di tutto, si deve segnalare un vuoto bibliografico sulla persistenza – e la trasformazione – della dottrina negli anni centrali del XVIII secolo, a meno di considerare come rappresentativa la nutrita lista di titoli sul ruolo che tale facoltà ricoprì, a partire dal Settecento, in ambito estetico-artistico. A quest’ultimo proposito, si può citare la silloge Immaginazione e conoscenza nel Settecento italiano e francese, che raccoglie i saggi presentati nelle due giornate di studio internazionali organizzate alla Universiteit Gent, il 9 e il 10 marzo 2001
[41]
. Particolare interesse ha riscosso, invece, la riabilitazione che a fine secolo toccò alla teoria della vis imaginativa. Non mancano interessanti lavori sul malocchio e la jettatura a Napoli, da Ernesto de Martino a Giuseppe Galasso, fino al più recente lavoro di Silvia Parigi
[42]
.
A tal motivo, il presente libro si propone di iniziare a colmare una simile lacuna o, al più, di aggiungere un caso inedito alla letteratura sul tema. Intende soffermarsi su un ¶{p. 26}episodio piuttosto tardo nell’arco di sviluppo della teoria, nella persuasione che, sorprendere quest’ultima in uno stato di vita avanzato (ma non ancora larvato), potrebbe rivelarsi utile sotto un altro punto di vista: poiché, in anzianità, la memoria ha la sua gittata massima e, come mai prima, può ripercorrere la propria storia nella sua interezza; visualizzarla con un solo colpo d’occhio, cosicché la linea appaia un tondo.
Come si può notare, gli studi citati afferiscono perlopiù all’ambito della storia delle idee; pochissimi a quello della storia della scienza; mentre nessuno – fatta eccezione per i contributi di Vidal – prende in esame la documentazione relativa alle cause di beatificazione e canonizzazione dei santi. Trova così prova il sospetto che spesso gli studiosi abbiano selezionato i protagonisti e le vicende delle loro storie in relazione a una visione normativa della scienza; non diversamente da Giorgio Vasari (1511-1574) che, basandosi su una precisa idea di «arte rinascimentale», escluse dalle sue Vite un pittore e «architettore» del calibro di Scipione Pulzone da Gaeta (1540/42-1598), la cui personalità e produzione, non meno esemplari nella storia dell’arte moderna, trovarono degna valorizzazione solo nel secolo scorso, grazie alle ricerche di Federico Zeri
[43]
.
Anche la dottrina dell’immaginazione creatrice potrebbe trovare una più comoda sistemazione nella storia della scienza se si provasse a intendere la scienza «come una delle tante componenti della cultura»
[44]
. Ne conseguirebbe, per la ¶{p. 27}disciplina che da essa prende il nome, un assottigliamento dei confini e una moltiplicazione dei suoi oggetti di indagine, tra i quali andrebbero ricompresi quelli nei confronti dei quali non sempre sarebbe possibile rivendicare l’autenticità e l’obiettività. Allora, l’immaginazione transitiva, al pari di altre credenze che non riuscirono a sopravvivere alla sferza della selezione ideale – per dirla con Culianu – non rischierà di essere estromessa da una qualsiasi narrazione che voglia definirsi storico-scientifica. Ciò, a buon titolo: è infatti il caso di considerare se una storia della scienza che non trascuri l’incidenza dell’errore possa comprendere e spiegare, se non più delle teorie ritenute vincenti o prodromiche a queste ultime, al loro pari, il più vasto quadro sociale, politico, religioso e antropologico all’interno del quale esse si svilupparono e da cui, inevitabilmente – sebbene non esclusivamente – esse furono influenzate. Chi percorresse a ritroso la storia delle idee fino agli albori – l’opera di Arthur O. Lovejoy, The Great Chain of Being (1936) – verrebbe persuaso del fatto che «anche gli errori illuminano la particolare natura, le aspirazioni, le doti e i limiti della creatura che vi incorre, e insieme la logica dei problemi in conseguenza dei quali quegli errori son nati»
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.
Non resta che illustrare la struttura del lavoro, per fornire un primo orientamento a quanti, desiderosi di proseguire nella lettura, dovessero ritrovarsi da subito immersi nella carne viva della storia. Il libro si compone di tre capitoli. Il primo capitolo presenta l’episodio culminante di una storia secolare: la guarigione di Carlo de Vivis che decise per la beatificazione di Francesco Caracciolo. Attraverso una narrazione intensiva delle vicende biografiche dei testimoni, si ripercorrono le fasi della malattia che colpì il chierico e che il processo che ne seguì rese note. Il secondo e il terzo capitolo esaminano, rispettivamente, la perizia del medico ¶{p. 28}ordinario sullo stato di malattia del caracciolino e i pareri delle autorità apostoliche circa l’attendibilità (o meno) del miracolo. Si tratta di due livelli di analisi significativi per mettere a fuoco i luoghi in cui – e le modalità attraverso cui – i confini tra immaginazione e miracolo, natura e sovrannatura, scienza e fede, vennero a delinearsi nella Napoli di metà Settecento.
Note
[31] G. Levi, On Microhistory, cit., p. 101.
[32] T. Griffero, Immagini attive. Breve storia dell’immaginazione transitiva, Firenze, Le Monnier, 2003, p. 5.
[33] D.P. Walker, Spiritual and Demonic Magic from Ficino to Campanella, London, Warburg Institute, 1958, pp. 75-84. Tra le eccezioni va anticipato il caso Della Porta, il quale sarà esaminato più avanti. Per il momento, cfr. S. Kodera, Giovan Battista Della Porta’s Imagination, in C. Lüty, C. Swan et al. (a cura di), Image, Imagination, and Cognition. Medieval and Early Modern Theory and Practice, Leiden-Boston, Brill, 2018, pp. 117-146.
[34] G. Verbeke, L’évolution de la doctrine du pneuma du Stoïcisme à St. Augustin, Paris, Desclée de Brouwer-Louvain, Éditions de l’Institut Supérieur de Philosophie, 1945.
[35] A.P. Bos, The Soul and Its Instrumental Body. A Reinterpretation of Aristotle’s Philosophy of Living Nature, Leiden-Boston, Brill, 2003.
[36] G. Agamben, Stanze, cit.; su eros e immaginazione nel Rinascimento, si segnala la recente pubblicazione di T. Ghezzani, Il platonico innamorato. Poesia, amore e magia in Francesco Patrizi da Cherso, Firenze, Olschki, 2023.
[37] I.P. Culianu, Iocari serio. Scienza e arte nel pensiero del Rinascimento, Torino, Lindau, 2017 (ed. or. Iocari serio. Ştiinţă şi artă în gîndirea Renaşterii, Iaşi, Polirom, 2003); Id., Eros e magia nel Rinascimento. La congiunzione astrologica del 1484, Torino, Bollati Boringhieri, 2006 (ed. or. Eros et magie à la Renaissance (1484), Paris, Flammarion, 1984).
[38] M.J.E. van den Doel, Ficino and Fantasy. Imagination in Renaissance Art and Theory from Botticelli to Michelangelo, Leiden-Boston, Brill, 2022; I.P. Culianu, Iocari serio, cit., pp. 183-203.
[39] T. Griffero, Immagini attive, cit., p. 6.
[40] F. Vidal, Miracles, Science, and Testimony in Post-Tridentine Saint-Making, in «Science in Context», 20, 3 (2007), pp. 481-508; Id., Prospero Lambertini’s «On the Imagination and Its Powers», in M.T. Fattori (a cura di), Storia, medicina e diritto nei trattati di Prospero Lambertini-Benedetto XIV, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2013, pp. 297-318.
[41] S. Verhulst (a cura di), Immaginazione e conoscenza nel Settecento italiano e francese, Milano, Franco Angeli, 2002.
[42] E. de Martino, Sud e Magia, Milano, Feltrinelli, 2018, pp. 130-180 (1a ed. 1959); G. Galasso, L’altra Europa, cit., pp. 253-283; S. Parigi, Magia e scienza nell’età moderna. Spiriti, effluvi e fenomeni occulti, Roma, Carocci, 2022, pp. 117-130 e 171-178.
[43] G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti architettori, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri..., 3 voll., vol. III, Firenze, Per i Tipi di Lorenzo Torrentino, 1550, pp. 682, 771, 780, 808; F. Zeri, Pittura e controriforma: l’arte senza tempo di Scipione da Gaeta, Torino, Einaudi, 1957.
[44] M. Long, Cultural History and Modern Science, in «The Historical Journal», 65 (2022), pp. 856-868, in particolare p. 858. Per approfondire il tema, cfr. l’articolo di P. Dear, Cultural History of Science. An Overview with Reflections, in «Science, Technology, and Human Values», 20 (1995), pp. 150-170, dove l’autore tenta una definizione di cultura, quindi lega indissolubilmente questo concetto a quello di gruppo sociale. Cfr. inoltre le posizioni contrastanti di P. Mandler, The Problem with Cultural History, in «Cultural and Social History», 1 (2004), pp. 94-117 e C. Grandy, Cultural History’s Absent Audience, in «Cultural and Social History», 16 (2019), pp. 1-21.
[45] A.O. Lovejoy, La grande catena dell’essere, Milano, Feltrinelli, 1966, p. 29 (ed. or. The Great Chain of Being. A Study of the History of an Idea, Cambridge, MA, Harvard University Press, 1936).