Elena dell'Agnese, Daniel Delatin Rodrigues (a cura di)
Re(l)-azioni
DOI: 10.1401/9788815410795/c6
A seguito di ricerche tra risorse online, database regionali e raccolta dati sul campo, si possono confermare due
{p. 147}limiti per procedere a una più analitica introspezione del trend: la scarsità di dati precisamente riferiti al Monferrato (essendo una regione storico-geografica, come molte aree rurali, beneficia di pochi aggregati di dati ufficiali dedicati) ma soprattutto la mancanza di una voce rappresentativa dell’universo, a testimonianza di svariati progetti ma nessun incisivo discorso corale al riguardo.
A seguire l’esposizione di un caso di studio volto a illustrare le implicazioni del fenomeno dell’agricoltura sociale in un contesto definito.

3.1. Il caso di studio: la Village Forest School per una ruralità di nuovo viva

In Monferrato la declinazione della multifunzionalità sociale più consolidata e diffusa è quella didattica, rivolta quindi ai piccoli cittadini.
«Le fattorie didattiche si rivelano come una vetrina per la nuova agricoltura e creano, attraverso il contatto con il mondo della scuola, una rete di relazioni fra produttori e giovani consumatori, che possono riscoprire il valore culturale, ecologico e identitario dell’agricoltura e del mondo rurale». Così ne traccia la fisionomia la Regione Piemonte sulla propria pagina online dedicata all’agricoltura sociale [26]
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«Contatto», scrivono, sancendo il valore della partecipazione diretta allo svolgersi dell’esperienza; «una rete di relazioni», elevando le connessioni; «identitario» accanto a «mondo rurale», verità per la quale nelle aree rurali si può vivere e si può voler vivere.
La storia che si riporta ne conferma i tratti nella sua esperienza di agricoltura, o meglio viticoltura, sociale.
Cascina Iuli, a Montaldo di Cerrina (AL), esiste dal 1500. Il nome è quello della famiglia monferrina che da generazioni la abita, la vive, la trasforma mantenendo però ben saldo un fil rouge, un’idea.{p. 148}
«La terra unisce», racconta Fabrizio, il titolare, e dove c’è unione c’è responsabilità individuale verso il gruppo, dove c’è responsabilità in tal senso, c’è crescita di tutto il contesto, spiega.
La famiglia Iuli dal 2020, però, accudisce anche un altro genere di patrimonio oltre ai vigneti biologici e alle colture autoctone. Fabrizio e sua moglie Summer, insieme alla famiglia Mc-Cullough, si sono infatti resi pionieri di un progetto formativo, concretizzatosi con la creazione della Village Forest School [27]
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I giovani accolti vanno dall’età prescolare fino alle scuole secondarie di primo grado, la didattica è interdisciplinare, il modello pedagogico steineriano e per quanto riguarda gli spazi... boschi, vigne, distese di prati e ambienti totalmente atossici sono il pane quotidiano degli abitanti della scuola. Incredibilmente non ci è voluto molto perché la curiosità circa il progetto monferrino si facesse sentire e così le prime iscrizioni: Italia, Europa, Stati Uniti, in pochissimo tempo la piccola realtà di paese ha assunto i connotati di un vero e proprio caso di melting pot [28]
in miniatura – come conferma un articolo di «The Guardian» [Conlon 2021].
Il fine ultimo si legge in uno dei molti articoli dedicati alla Cascina [29]
: «educazione in modo complesso e trasversale nella quale l’obiettivo primario sia accompagnare il bambino verso la libertà individuale, attivando competenze sociali, accademiche, emotive, fisiche e spirituali».
Dallo stesso articolo si evince come l’effetto a catena di questa piccola goccia dia ragione ai sostenitori della multifunzionalità sociale, l’ermetismo della realtà aziendale non esiste più. Le onde generate da tale «movimento» hanno innanzitutto coinvolto un’audience di famiglie estere, per poi allargare ulteriormente il raggio a italiani emigrati all’estero e infine al segmento paradossalmente più prossimo {p. 149}ma anche di più difficile avvicinamento, coloro che con la Cascina e la Scuola Iuli condividono territorio e identità, la popolazione locale.
Tra i primi due flussi di famiglie c’è chi ha acquistato una seconda casa per far frequentare ai figli i corsi estivi, altri sono addirittura tornati a vivere nel piccolo borgo dall’estero; mentre per quanto riguarda l’ultimo bacino è necessario spostare l’asticella degli indotti un po’ più in profondità. Sempre più ragazzi del posto hanno iniziato a frequentare la cascina, le famiglie locali a portare sulla propria tavola i prodotti del «vicino», ad aiutare nei lavori. Sono tornati gli eventi gioviali, eclettici di stampo e provenienza, è tornata la comunione nella quotidianità. Si riporta un altro estratto giornalistico, lampante per esaustività ed espressività:
Con i bambini sparsi nei prati della cascina comincia di nuovo a pulsare il rumore vitale della campagna, teso ad animare il nucleo di una comunità considerata, fino a qualche anno fa, perduta. Il motore dei trattori, il vociare delle donne e degli uomini e poi le risate di bambini che giocano sono gli stessi di sempre, delle vecchie e delle nuove generazioni; quel sottofondo in armonia con il tempo, la biodiversità e la bellezza che la viticoltura della famiglia Iuli ha conservato e restituito al paesaggio, geografico e umano, di una campagna italiana finalmente viva [30]
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Ora il passaggio fondamentale. Dall’individuazione degli stakeholders coinvolti – famiglie locali e non, turisti, comunità, imprenditori, attore pubblico – la circoscrizione di ciò che è risultato ai fini dello sviluppo rurale ricercato.
Si propone (tab. 6.5) uno schema in pillole, indicante i benefici salienti rispetto alle categorie di attori citati, con il fine di stimolare riflessioni ulteriori e concatenate.
Questo è un caso esemplare a dimostrazione dell’esistenza di una capacità intrinseca delle aree marginali e delle loro comunità di ricorrere a bacini di energia propositiva naturali, ossia storicamente radicati e funzionali al microcontesto, in grado di strutturare e mantenerne in vita il tessuto sociale nonostante i deficit.{p. 150}
Tab. 6.5. Sintesi benefici e beneficiari. Elaborazione propria
Beneficiari
Benefici
Famiglie straniere
Modello di vita rurale: slow, sano, in comunità.
Famiglie locali
Aggregazione e formazione in loco, contatto con l’estero, rivitalizzazione dell’appeal verso la propria casa.
Comunità locale
Recupero edilizio, flussi di persone e capitale, tessuto economico, sociale, culturale e ambientale in movimento positivo, turismo.
Tessuto imprenditoriale locale
Opportunità di network e di maggior potere di mercato, maggiore visibilità al territorio.
Attore pubblico locale
Erogazione da privati di servizi di utilità pubblica: formazione, cultura, spazi ed eventi per l’aggregazione.
Ambiente locale
Tutela, accesso e diffusione di conoscenza.
 
 
Il mutuo soccorso e lo scambio di conoscenze sono tra i pilastri storici di questo patrimonio comunitario d’eccellenza, si legge tra i contributi del volume a cura di Martinelli, L’Italia è bella dentro [2020, 59]. Si tratta dei due paradigmi sui quali la vita delle aree rurali si è basata per millenni, garantendo da un lato la tutela di ciò che ha reso possibile il raggiungimento della condizione presente e dall’altro l’apertura al nuovo, per ottenerne delle migliori in futuro.
Note
[26] Fonte web: Regione Piemonte, Elenco regionale delle Fattorie Didattiche del Piemonte.
[27] Fonte web: Village Forest School.
[28] Concetto sociologico per esprimere un insieme amalgamato di individui e gruppi diversi per origine, ceto, religione, conviventi in uno stesso spazio geografico e politico [Camozzi 2019].
[29] Fonte web: «Cook inc Magazine», Cascina Iuli e i vini del tempo ritrovato.