I salari
Lo "Scaffale di Lavoro e diritto" è un progetto dell'omonima rivista: una libreria virtuale, creata per accogliere le ristampe (digitali e in open access) di selezionati studi lavoristici che il Mulino ha pubblicato nella seconda metà del secolo scorso, a beneficio di nuove generazioni di studiosi.
La prefazione a questa riedizione digitale è stata scritta da Mariapaola Aimo e Daniela Izzi.
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Com'è spiegato da Massimo Roccella nell'introduzione del libro del 1986 dedicato a I salari, la discussione in materia retributiva sviluppatasi in quegli anni – tutta incentrata intorno ai problemi del costo del lavoro e con la preoccupazione di contenere la dinamica di crescita salariale – "ha costituito un momento essenziale della più generale riflessione giuridica sul ruolo della legge e del contratto nella regolamentazione dei rapporti di lavoro", che l’autore riprende con l'obiettivo di recare un contributo al dibattito sulla riforma del salario e concentrando in particolare la sua attenzione, con una scelta decisamente controcorrente, sulla dimensione minima del salario. La proposta d’introduzione di un salario minimo legale come "strumento integrativo delle carenze della contrattazione", avanzata pioneristicamente da Roccella quasi quarant’anni fa, resta tuttora di grande interesse per i termini in cui è strutturata e per i ragionamenti che l'accompagnano. La prefazione all'edizione digitale di Mariapaola Aimo e Daniela Izzi proietta i contenuti e messaggi di fondo di questo ricco volume nel dibattito scientifico di oggi, in cui il tema dei salari adeguati è quanto mai centrale, e ne valorizza l’approccio metodologico interdisciplinare, capace di coniugare l’analisi rigorosamente giuridica con un sapiente uso dei riferimenti storici ed economici e di nutrirla con profili di politica del diritto, di contrattualistica e di comparazione giuridica.
Questa edizione digitale è stata pubblicata con il contributo del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Torino.
I CAPITOLI
DOI | 10.1401/9788815411143/p1
Prefazione alla riedizione digitale
Discutere di salario – a metà degli anni ’80 come ha fatto Massimo Roccella (d’ora in poi M.R.) e al giorno d’oggi – significa confrontarsi con una questione di fondo del diritto del lavoro, con il suo cuore pulsante, che intreccia indiscutibilmente, anche sotto il profilo costituzionale, le due dimensioni, individuale e collettiva, che caratterizzano la nostra materia: come ben sappiamo, il diritto a un salario equo (proporzionato e sufficiente-dignitoso) è un diritto individuale fondamentale del lavoratore e la determinazione concreta della sua misura è funzione originaria del sindacato, non a caso da sempre indicato come autorità salariale. Porsi in particolare il quesito se la contrattazione collettiva sia lo strumento più efficace di regolazione dei salari e al contempo domandarsi quale possa o debba essere il ruolo della legge in proposito è quanto mai cruciale e pressante nel contesto attuale di profonda crisi che il sistema contrattuale sta attraversando, e da qualche tempo –...
Pagine | 1 - 19
DOI | 10.1401/9788815411143/p2
Copertina originale
Quasi un decennio di dibattito sul costo del lavoro e riforma della struttura del salario rende oggi possibile un bilancio non più sotto il segno della provvisorietà. In questo libro l’autore affronta l’insieme di questioni connesse all’istituto retribuzione con un’ottica almeno parzialmente divergente da quella corrente. Ciò spiega lo sforzo di elaborazione attorno alla tematica del salario minimo, da sempre negletta anche nella riflessione giuslavoristica; come pure il tentativo di delineare criteri interpretativi delle nozioni giuridiche di retribuzione attenti alla sostanza degli interessi in gioco. Non manca, naturalmente, una valutazione delle vicende più recenti, sfociate nell’introduzione di un nuovo sistema di scala mobile. L’intera parabola dell’azione salariale dei sindacati nel decennio, anzi, viene ripercorsa criticamente, nella convinzione che non debba ancora considerarsi esaurita la ricerca degli strumenti più idonei a coniugare difesa dei salari reali e abbassamento...
Pagine | 21 - 21
DOI | 10.1401/9788815411143/p3
Introduzione
La discussione dell’ultimo decennio attorno agli interventi del legislatore in materia retributiva, alle rigidità legali condizionanti la struttura del salario, all’interpretazione giurisprudenziale di quelle rigidità, in ipotesi tale da alterare gli equilibri fissati dalle parti collettive, ha costituito un momento essenziale della più generale riflessione giuridica sul ruolo della legge e del contratto nella regolamentazione dei rapporti di lavoro. Non è difficile dare conto dell’affermazione. In effetti, è proprio con le normative approvate dal parlamento fra la fine del 1976 e gli inizi del ’77 che si è cominciato a incrinare il consolidato canone giuslavoristico secondo il quale alla legge competerebbe la funzione di dettare regole minime di tutela, derogabili dall’autonomia privata (individuale o collettiva) solo a favore del lavoratore, introducendosi nell’ordinamento inedite figure di discipline legali standard, bilateralmente inderogabili, o, addirittura, derogabili soltanto...
Pagine | 7 - 17
DOI | 10.1401/9788815411143/c1
Capitolo primo
La dimensione minima del salario. Il salario minimo legale
A riproporre la questione del salario in termini di dimensione minima si sarebbe corso il rischio, almeno sino a tempi assai recenti, di suscitare moti di insofferenza o, fra i più benevoli, sorrisi di compatimento. Il dibattito sulle politiche salariali, in corso ormai da alcuni anni, è stato in effetti tutto incentrato attorno ai problemi del costo del lavoro: si è guardato al salario dal punto di vista della sua dimensione massima, assumendo come preoccupazione pressoché esaustiva il contenimento della sua dinamica di crescita. In quest’ottica si sono mosse, sia pure con impostazioni differenziate, le proposte elaborate dalle parti sociali [1] ; ad essa è rimasta confinata anche la riflessione dei giuristi del lavoro. Non è chiaro se la mancanza di attenzione attorno ai problemi di tutela dei più bassi redditi da lavoro sia dipesa dalla convinzione dell’inesistenza (o comunque dell’irrilevanza) degli stessi, o, piuttosto, dell’impossibilità di affrontarli, quanto meno nell’attuale...
Pagine | 19 - 96
DOI | 10.1401/9788815411143/c2
Capitolo secondo
Nozioni e struttura della retribuzione
I problemi di struttura del salario (e dello stesso concetto di retribuzione) sono tornati a rivestire, da qualche anno, rilievo centrale nel nostro diritto del lavoro. A differenza degli anni ’50 [1] , quando un’abbondantissima produzione dottrinale, espressa per lo più in forma di note a sentenza [2] , fu motivata soprattutto da esigenze di qualificazione dogmatica di singoli emolumenti presenti nella busta-paga (o corrisposti al di fuori di qualsiasi previsione contrattuale) [3] , le ragioni attuali di un’attenzione vieppiù crescente appaiono di indole eminentemente pratica. Esse possono facilmente ricondursi — non diversamente dalla disattenzione mostrata nei confronti della dimensione minima del salario — all’ottica con cui si è guardato in questi anni alle questioni retributive, dominata da una generalizzata (e financo ossessiva) preoc¶ {p. 98}cupazione per la crescita del costo del lavoro e le conseguenze inflazionistiche delle dinamiche salariali [4] . I profili di tale...
Pagine | 97 - 205
DOI | 10.1401/9788815411143/c3
Capitolo terzo
Automatismi, costo del lavoro, riforma della struttura del salario
L’analisi svolta nel capitolo precedente, con particolare riferimento alle indicazioni traibili dalle discipline contrattuali, dovrebbe aver mostrato come non sia possibile rintracciare alcun consapevole intento delle parti collettive di operare razionalizzazioni interne alla struttura salariale, vuoi nel senso di una riduzione di costi, vuoi in funzione dell’individuazione di margini di negoziazione, intervenendo sulla nozione di retribuzione. Le molteplici definizioni riscontrabili nella contrattualistica, in realtà, risultano spesso essere il risultato di progressive operazioni di affinamento (di solito) caratterizzate in senso estensivo; altre volte appaiono connotate da sostanziale stabilità nel tempo. Quella che è mutata, in tempi recenti, è stata, piuttosto, l’interpretazione, di segno limitativo, che se ne è voluta dare, soprattutto da parte della dottrina e, poi, della giurisprudenza, in particolare della Cassazione. Suggestioni in tale ultima direzione, in verità, non si...
Pagine | 207 - 342