Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c7
Naturalmente, questo passaggio non è
stato privo di tensione. Da una parte, infatti, l’adesione al sistema milanese comporta
la paura di veder diminuita la propria rappresentanza e capacità di
voice in un contesto in cui il confronto si allarga al
territorio di Monza e Brianza, oltre che Milano, con una maggiore densità di imprese. Su
questo si innestano anche le paure di alcuni settori, per esempio l’agro-alimentare, di
non poter far sentire la propria specificità. D’altra parte però, Confindustria Pavia si
è fatta portatrice di attenzione sul distretto calzaturiero che è stato inserito
¶{p. 110}nella filiera della moda. L’aggancio a questa filiera, secondo
gli attori locali, apre nuove opportunità perché «Milano può essere la marcia in più e
su tutti i nostri settori può darci quello spunto nella ripresa a crescere e a
consolidarci» (Int. 16). Da questo punto di vista, Confindustria rappresenta un ponte
importante verso Milano e verso altri settori merceologici che possono godere delle
specializzazioni tecnologiche vigevanesi, per esempio il design. Quest’ultimo infatti
utilizza materie prime e tecnologie similari alla calzatura e si intravedono diverse
possibilità di collaborazione, nell’ottica della fertilizzazione incrociata.
L’Associazione nazionale costruttori
macchine dell’area pelle (Assomac) è l’altro attore rilevante in ambito economico
vigevanese. Si calcola che l’associazione riunisca il 50% delle aziende del settore e la
quasi totalità delle aziende produttive più rilevanti nell’area. Pur operando a livello
nazionale, l’associazione ha la sua sede a Vigevano, dove quasi tutte le imprese sono
associate, ed è stata fin dalla nascita (1986) un attore chiave favorendo i contatti
interpersonali tra i soci non solo locali e la costruzione di livelli minimi di fiducia
e di capitale sociale tra gli stessi [Mutti e Rostan 2005]. Assomac costituisce dunque
un importante ponte verso la scala nazionale.
Un altro attore interessante è il
Comitato intercategoriale di Vigevano che costituisce un ponte tra attori appartenenti
ad ambiti professionali differenti alla scala locale, dunque una rete più orizzontale;
riunisce infatti i rappresentanti di Confindustria Pavia, Confartigianato imprese,
Associazione Commercianti di Vigevano e Associazione Costruttori Edili. Questo comitato,
che esiste da una trentina d’anni e si riunisce regolarmente, ha l’obiettivo di
presentarsi come «un corpo unico» per dialogare con l’amministrazione, presentando
richieste unitarie e cercando di influenzare il programma dell’amministrazione.
Recentemente, il Comitato ha elaborato un piano condiviso presentato all’amministrazione
comunale su tre tematiche di investimento: l’industria come motore di sviluppo, un piano
infrastrutturale, la rivitalizzazione del castello della città. Il Comitato tuttavia non
ha alcun potere decisionale ¶{p. 111}e/o esecutivo, sono le singole
associazioni che devono poi impegnarsi nella realizzazione dei progetti.
Sempre in ambito economico, l’unione
dei commercianti di Vigevano insieme alla Camera di Commercio e il comune hanno
costituito un distretto urbano del commercio (Duc) che, in sinergia con la filiera
agro-alimentare, organizza eventi legati al distretto del riso. Si tratta di una rete
anche in questo caso orizzontale centrata sulla sola città di Vigevano.
La presenza di un tessuto economico
dinamico ha contribuito, soprattutto nel passato, allo sviluppo del settore creditizio,
oggi visibile nelle Fondazioni di origine bancaria presenti sul territorio. La loro
azione risulta spesso decisiva nel fornire risorse al tessuto associativo locale, almeno
per quanto riguarda le attività sociali e culturali, mentre non sono direttamente attive
sul piano economico. Ne è un esempio la creazione del Festival delle Trasformazioni,
attuato dal network Rete e Cultura che riunisce il mondo associativo e del commercio
vigevanese. Nel territorio sono attive la Fondazione Piacenza Vigevano, nata dalla
fusione delle Casse di Risparmio di Vigevano e di Piacenza, la Fondazione Banca Popolare
di Vigevano, decisamente più piccola ma operante sul solo territorio vigevanese. A
queste si aggiunge poi la Fondazione Comunitaria di Cariplo Pavia che opera sull’intera
provincia e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia che opera sul territorio lombardo
e ha sede a Pavia. La Fondazione Piacenza Vigevano si pone come nodo connettore del
territorio poiché, da statuto, il suo consiglio generale è composto, oltre che dai
componenti designati della Provincia di Piacenza, da un componente proposto dal Comune
di Vigevano, uno dalla Diocesi e uno in rappresentanza degli organismi del volontariato
locale. Sovente questi componenti sono individuati tra l’élite economica radicata
localmente con un’importante girandola di cariche che connettono ambiti differenti,
sociale ed economico in primis.
La Fondazione Banco Popolare di
Vigevano è invece totalmente autonoma dall’amministrazione e dalle altre istituzioni
locali nella nomina delle cariche, fortemente ancorata al territorio e alle sue
esigenze, ma con una di¶{p. 112}sponibilità economica sensibilmente meno
elevata. Dato il ruolo di erogatori economici, le Fondazioni dal punto di vista della
struttura della rete possono essere considerate degli hub, vale a dire nodi ai quali
arrivano e dai quali partono numerose connessioni. Le Fondazioni hanno una forte
capacità di creare connessioni sul territorio, poiché i bandi e le attività richiedono
sempre la presenza di una rete di attori locali. Da questo punto di vista, possono
fornire un prezioso contributo per superare la frammentazione e/o isolamento delle
associazioni soprattutto quando esse sono di piccole-piccolissime dimensioni, veicolando
i propri finanziamenti verso iniziative di maggiori dimensioni anziché verso una
moltiplicazioni di microattività.
Un attore assai rilevante del
territorio per quanto riguarda la vita sociale sono le organizzazioni di volontariato.
Il quadro che emerge dal materiale empirico sul versante associativo illustra che le
piccole associazioni hanno appreso a fare rete e coordinarsi. A Vigevano è infatti
attivo da quarant’anni il Coordinamento del Volontariato Vigevano, articolato in quattro
settori: salute, disabilità, povertà e cultura, ciascuno dei quali raggruppa molte
associazioni locali e reti di associazioni come nel caso della Rete cultura. Questa
meta-rete ha evidentemente l’obiettivo di coordinare le associazioni locali, organizzare
eventi e servizi possibilmente in dialogo con l’amministrazione comunale. In seguito
alla legge sul Terzo Settore, si è creato poi il Centro Servizi Volontariato (Csv
sportello di Vigevano) con obiettivi di coordinamento, formazione, gestione,
progettazione e design delle politiche e delle organizzazioni del Terzo settore. Sempre
nel mondo del volontariato un posto di rilievo è giocato dalle organizzazioni legate
alla Chiesa locale, soprattutto la Caritas locale, storico soggetto che organizza
attività di sostegno per la popolazione più povera ma che risulta anche un perno di
collaborazioni con altre realtà del volontariato locale.
Infine, un nodo centrale è
naturalmente l’amministrazione comunale, terminale di richieste e proposte con la sua
capacità o incapacità politica, di guida/indirizzo. Se nei primi decenni successivi alla
seconda guerra mondiale, le amministrazioni di Vigevano erano state guidate da
Sin¶{p. 113}daci di sinistra, comunisti e socialisti, dagli anni Ottanta
in poi le giunte sono quasi sempre state a guida centrista o di centro-destra. Dunque
Vigevano è governata, ora come in passato, da coalizioni politiche stabili
potenzialmente in grado di attuare progetti di lungo periodo. Le interviste raccolte non
sembrano tuttavia far emergere l’esistenza di progetti di questo tipo adottati
dall’amministrazione locale, anche nelle sedi di costruzione strategica come il Comitato
Intercategoriale. Allo stesso modo, alcuni attori dell’associazionismo segnalano un
rapporto scostante, a volte conflittuale con le amministrazioni che si risolvono con il
cambio amministrazione (pur della stessa parte politica). Nel corso dell’ultimo mandato,
l’amministrazione si è fatta promotrice di alcuni tavoli tra attori locali per pensare a
progetti condivisi e mettere in campo le competenze necessarie per rispondere ai bandi
regionali e nazionali. Per fare questo si è coadiuvata del sostegno di una società
esterna, ritenendo di non avere la capacità interna di rispondere a bandi complessi come
quelli regionali e nazionali (e.g. Pnrr), così come di importanti collaborazioni con il
Politecnico di Milano e l’Università di Pavia.
Anche l’Alto Milanese presenta una
grande varietà di attori con un discreto grado di strutturazione. Dal punto di vista
economico, anche in questo caso Confindustria gioca un ruolo importante, ma, a
differenza di Vigevano, si tratta di una sede autonoma (anche se collegata) da
Assolombarda, con organi propri eletti sul territorio. Anche il mondo sindacale ha una
propria presenza, con sedi locali di Cgil (con una specifica sezione Ticino-Olona), Cisl
e Uil. Confartigianato ha, allo stesso modo, una sede propria sul territorio. Va poi
segnalata l’istituzione, nel 2017, della Consulta Economia e Lavoro, che costituisce un
tavolo permanente di confronto tra i diversi ambiti economico professionali del
territorio e comprende ventidue comuni del territorio, tra cui Legnano, e le sue
principali organizzazioni di rappresentanza produttiva e sindacale. Benché la Consulta
non abbia alcun potere decisionale formale e di rappresentanza, viene ritenuto un organo
di coordinamento e scambio informativo importante con il quale
rappresen¶{p. 114}tarsi anche all’esterno. L’idea sottostante, come
raccontano alcuni intervistati locali, è «fare massa critica rispetto agli interessi del
territorio».
Anche in questo territorio, le
Fondazioni rivestono un ruolo non secondario. Storicamente esistono Fondazioni
territoriali assai radicate che costituiscono da sempre un luogo di riferimento e di
legittimazione della classe dirigente locale. È il caso della Fondazione Famiglia dei
Legnanesi che vede la rappresentanza di Curia, comune e attori del sistema produttivo
legnanese, diversi comuni del territorio e attori produttivi. Negli ultimi anni,
tuttavia, l’attore filantropico che ha svolto il ruolo più rilevante è la Fondazione
Comunitaria Ticino-Olona, emanazione della Fondazione Cariplo. Essa è stato un
connettore tra diversi ambiti professionali. Benché la Fondazione sia un riferimento,
dal punto di vista dei finanziamenti e delle risorse umane, ha capacità limitate,
soprattutto a confronto con Fondazioni di altri territori. La ridotta disponibilità,
racconta la Vicepresidente, è l’esito del meccanismo interno di distribuzione delle
risorse che avviene sulla base del numero di abitanti e degli sportelli delle Cassa di
Risparmio delle Province Lombarde presenti sul territorio. Si tratta di un criterio
penalizzante per Legnano dove fino a qualche anno fa esistevano sia la banca
territoriale – la Banca di Legnano – sia la Banca di Credito Cooperativo. Le grandi
acquisizioni e ristrutturazioni bancarie hanno comportato fusioni e riaggregazioni con
gruppi di grandi dimensioni meno legati alla dimensione locale, con un conseguente
allontanamento dagli interessi/bisogni locali e degli stessi finanziamenti. La Banca di
Legnano è dunque uscita dalla rappresentanza della Fondazione. Anche dal punto di vista
istituzionale, la costituzione della Città Metropolitana di Milano in sostituzione della
provincia e la centralizzazione verso la metropoli di alcune funzioni, hanno portato ad
un allentamento dell’interesse per il contesto locale, con l’uscita dalla Fondazione
della Provincia e poi della Camera di Commercio milanese.
Anche per quanto riguarda gli attori
associativi, l’Alto Milanese vede una presenza vivace e ben radicata, oggi alimentata
dalla recente nascita del già citato Forum del
¶{p. 115}Terzo Settore.
Si tratta di un organo di coordinamento e cooperazione locale, non solo tra le
associazioni ma anche con le amministrazioni comunali. Esso si fa inoltre portavoce di
un cambiamento nei rapporti con le amministrazioni, da esecutore di servizi progettati
dalle amministrazioni locali ad attori con una propria visione dell’assistenza che si
può esprimere attraverso una vera co-progettazione partecipata. Dunque, la presenza di
reti di associazioni con un buon grado di strutturazione è un dato acquisito.
Note