Restare di ceto medio
Il passaggio alla vita adulta nella società che cambia
I paesi occidentali non sembrano più capaci di sostenere come in passato le
aspirazioni diffuse a una piena cittadinanza sociale, vale a dire a una condizione di
ceto medio nella quale la maggioranza della popolazione era arrivata a identificarsi,
accessibile anche a strati sociali inferiori. La ricerca lo documenta, rilevando segnali
di difficoltà relativi a livelli di consumo, capacità di risparmio, ammontare del
patrimonio, comparando dati per classi sociali, tipi di famiglia, età. Una consolidata
sequenza di ingresso nella vita adulta concretizzava le possibilità: conclusione degli
studi, inizio del lavoro, soluzione al problema della casa, matrimonio, procreazione.
Oggi non è più così. Quella sequenza è meno praticabile e i tempi si sono allungati. È
inutile e in genere sbagliato parlare allora di "bamboccioni"; il fatto è che oggi, in
presenza di un welfare squilibrato a favore dei padri come quello italiano, quasi solo
chi può contare su una famiglia sufficientemente robusta riesce a gestire la fase
iniziale e più precaria di carriere appetibili, a restare di ceto medio o a diventarlo.
Un nuovo capitolo delle indagini sul baricentro della società italiana promosse dal
Consiglio italiano per le Scienze Sociali e coordinate da Arnaldo Bagnasco.