Fine del diritto?
L'immagine del diritto come sistema di norme disposte gerarchicamente, riconducibili tutte a una fonte unica, appare in declino, non solo perché all'attività legislativa statale si affiancano altre fonti subnazionali e sopranazionali, ma anche perché l'attività legislativa stessa procede sotto la spinta di interessi e posizioni ideologiche, senza che sia assicurata la compatibilità delle nuove norme con le leggi vigenti. Di conseguenza, nella legislazione come nell'applicazione delle leggi vi è una presenza sempre più invasiva di considerazioni extragiuridiche che cambia lo stesso ruolo degli operatori: dai magistrati - spesso tentati dall'interpretare le norme in base alle loro convinzioni personali - agli avvocati che cercano, fuori dal processo, soluzioni di tipo arbitrale o, nel processo, patteggiamenti vantaggiosi per l'imputato. Viene quindi da chiedersi se ci stiamo incamminando verso la fine del diritto, o almeno di quel diritto che ha accompagnato in Europa, per quasi un millennio, l'espansione del mercato e dei rapporti economici. Su questi temi, e sulle prospettive future del diritto, riflettono, sollecitati da Pietro Rossi, Luigi Capogrossi Colognesi, Sabino Cassese, Vincenzo Ferrari, Maurizio Fioravanti, Gilberto Lozzi, Pietro Rescigno.