La ripartizione del rischio di insolvenza
Il diritto fallimentare tra diritto ed economia
La nostra legge fallimentare risale al 1942. D’impronta autoritaria, essa tendeva,
fra l’altro, a sanzionare il debitore per il solo fatto di essere insolvente, e
prevedeva per la liquidazione dei suoi beni procedure lunghe, macchinose e rigide. Ne
sono venute all’Italia alcune condanne dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, una
generale insoddisfazione di imprese ed operatori, e giudizi negativi da parte di alcune
organizzazioni internazionali. La lunga paralisi legislativa sembra essere stata
superata con il decreto-legge 14 marzo 2005, quando il governo ha inserito nel decreto
sulla competitività alcune piccole ma importanti modifiche della legge fallimentare, per
poi ottenere dal Parlamento, in maggio, una delega a riscrivere alcune delle norme della
legge fallimentare, che dovrebbe entrare in vigore verso la metà del 2006. Nell’intento
di superare la cultura “punitiva” del fallimento è stata introdotta una serie di
incentivi che dovrebbero servire a fare emergere e ad affrontare le difficoltà
economiche prima di imboccare la strada che porta inesorabilmente alla liquidazione –
incentivi che sono l’oggetto principale di questo libro. Purtroppo molto è rimasto
incompiuto, la tecnica di redazione delle norme è spesso discutibile, e talvolta si ha
l’impressione che l’assetto così instaurato sia adesso troppo sbilanciato a favore di
eccessi “privatistici”.