Il mercato delle libertà
L'incompatibilità tra proprietà privata e diritti

Un’idea tanto diffusa da sembrare un luogo comune è che il mercato garantisca a ognuno di noi un’estesa libertà di agire, e che porre limiti al mercato – ad esempio, per ridurre le diseguaglianze – equivalga a restringere questa libertà. Ma se libertà di agire significa libertà di far uso di beni materiali – sostiene l’autore – allora per garantire agli individui eguali libertà, come vorrebbero molte dottrine politiche liberali, sarebbe necessario garantire loro l’eguale diritto di utilizzare beni, cosa che coincide in ultima analisi con l’ideale del comunismo. Dopo aver mostrato l’inadeguatezza delle opposte utopie liberale e comunista, l’autore opta per un modello più realistico, capace di garantire un nucleo di libertà fondamentali tramite beni comuni, sottratti tanto alla deliberazione pubblica quanto alla contrattazione privata. Un’analisi a un tempo rigorosa e paradossale di alcuni dei principali dilemmi della politica contemporanea.

insegna Teoria generale del diritto, Teoria dell’interpretazione giuridica, Teoria dei diritti umani e Teoria della giustizia nell’Università di Siena. È autore di “Interpretazione della legge e discorso razionale” (1999) e “Verità e certezza nell’interpretazione della legge” (1999) ed è curatore, con V. Velluzzi, di “Ordinamento giuridico, sovranità, diritti” (2003), tutti pubblicati da Giappichelli.

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Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2009
Isbn edizione digitale: 9788815140418
DOI: 10.978.8815/140418

Pubblicazione a stampa: 2006
Isbn edizione a stampa: 9788815110794
Collana: Il Mulino/Ricerca
Pagine: 248

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