Animare la vita
Disciplina della nascita tra medicina e morale nell'Ottocento
Quando comincia la vita? L'embrione è un essere vivente? Ha un'anima? Questi
interrogativi - ora al centro del dibattito sulla biopolitica - hanno occupato per
secoli la riflessione di medici, teologi e giuristi. In questo volume l'autore
ricostruisce un momento determinante del lungo conflitto tra saperi maschili per il
controllo della procreazione e la definizione del valore e del significato della vita.
Nell'800 le nuove frontiere della scienza spostano più avanti l'incerto confine
dell'intervento sul corpo delle donne incinte. La scena del parto - un tempo interamente
femminile - si anima di nuovi soggetti ed entra attivamente in campo la scienza.
L'aborto è un reato e un peccato. Ma cosa fare quando è in gioco la vita della madre, o
di entrambi, la madre e il nascituro? Le istituzioni della medicina sanciscono che
l'aborto terapeutico è non solo un diritto, ma un dovere del medico di fronte a
determinate patologie. Intanto i progressi della scienza consentono interventi mai
effettuati prima, e pongono realisticamente la scelta tra il feto e la donna. Ne
discutono i giuristi e i teologi. Alla fine del secolo, la Chiesa, per secoli
possibilista, interviene, ad opera dell'Inquisizione romana, a mettere ordine nella
propria dottrina sul governo della vita, fornendo ai cattolici strumenti e principi più
nitidi per fronteggiare i saperi della scienza.