L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c8
Capitolo ottavo
Insegnanti a scuola e fuori da scuola. La
trasformazione delle competenze socio-emotive tra presenza e distanzadi Giulia Maria Cavaletto (parr. 1, 2, 3, 4, 9) e Martina Visentin (parr. 5, 6, 7, 8)
Notizie Autori
Giulia Maria Cavaletto insegna Metodologia della ricerca sociale nell’Università
di Padova e Sociologia dell’educazione nell’Università di Torino. Tra le sue
pubblicazioni recenti: Emerging Platform Education? What Are the
Implications of Education Processes’ Digitization? (2020),
Overcoming the STEM Gender Gap. From School to Work (2020),
Democrazia. Le sfide del presente tra rappresentanza e
partecipazione (2020).
Notizie Autori
Martina Visentin insegna Introduzione alla Sociologia e Politiche sociali
e culture del benessere nell’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni
recenti: con L. Salmieri, Il mondo che abbiamo perso. L’Università e
l’ecologia della presenza (2020), Identità instabili
nell’epoca del cambiamento accelerato: un approfondimento
qualitativo (2019).
Abstract
Dopo aver trattato il tema delle competenze socio-emotive dal punto di vista
degli studenti ci si pone qui due importanti domande relative agli insegnanti. La
prima si chiede quanto il ruolo degli insegnanti sia determinante nei processi di
apprendimento di tali competenze da parte degli studenti, la seconda si chiede se e
come quelle possedute dagli insegnanti stessi influenzino quelle dei loro alunni.
Sempre relativamente alle figure educative si tenta poi di comprendere, sulla base
di analisi statistiche, i profili dei docenti, che tengono conto della propensione
al benessere degli studenti, del rapporto con i colleghi e con le famiglie, della
qualità della formazione professionale e della capacità di modificare le proprie
modalità didattiche così come è stato reso necessario dalla pandemia.
1. Insegnanti e competenze socio-emotive: una relazione possibile?
Il tema delle competenze come
oggetto di apprendimento da parte degli alunni chiama in causa gli insegnanti come
soggetti coinvolti attivamente nell’insegnamento. In questa prospettiva, al pari delle
conoscenze curricolari, anche le competenze in generale, e quelle socio-emozionali in
particolare, possono essere apprese e dunque trasmesse. Questo tema è stato solo
recentemente dibattuto nella letteratura internazionale: le competenze socio-emotive
(SES) degli insegnanti svolgono un ruolo nei processi di insegnamento, ossia sul come si
insegna. Esse influiscono sugli apprendimenti curricolari? E infine influenzano anche
l’apprendimento di competenze da parte degli alunni?
La centralità della figura
dell’insegnante per gli apprendimenti, non soltanto curricolari, ma ancor più
extracurricolari e di metodo è stata più volte ribadita [Darling-Hammond 2000; Hattie
2003; Kechagias 2011; Roorda, Koomen e Spilt 2011; Subramaniam e Harrell 2013]. La
conclusione cui pervengono la maggior parte di questi studi può essere riassunta nella
frase di Darling-Hammond [2000]: «insegnanti meglio qualificati possono fare la
differenza per l’apprendimento degli alunni in classe». Le dotazioni degli insegnanti,
non soltanto in termini di conoscenze, ma di competenze, e in particolare di SES,
costituiscono l’elemento maggiormente condizionante gli esiti degli studenti, più della
classe sociale e dell’etnia. Tali studi hanno in realtà radici lontane. Fecero la loro
comparsa nel dibattito negli anni Novanta [Sanders e ¶{p. 244}Rivers
1996; Wright, Horn e Sanders 1997; Jordan, Mendro e Weerasinghe 1997]. Ciò non significa
che non esistessero prima di allora studi che mettessero in relazione la qualità del
docente con la qualità delle performance, ma per lungo tempo furono considerate qualità
del docente soltanto le competenze curricolari certificate, i corsi di aggiornamento,
gli eventi formativi. È quindi solo storia recente l’inclusione delle SES tra gli
elementi che possono concorrere a formare gli studenti e a farlo in modo trasversale ed
extradisciplinare. È peraltro anche evidente che le SES in azione si osservano in modi
diversi e con gradazioni diverse nei diversi cicli di scuola: la relazione emotiva
sembra essere massima nelle scuole primarie, si affievolisce con il passare degli anni,
anche se si mantiene in forme differenti [Kassabgy, Boraie e Schmidt 2001; Sugino 2010;
Martin, Morcillo e Blin 2004].
Al riguardo Lancini [2004] ha
formulato il concetto di «affettivizzazione della scuola»: bambini e adolescenti vedono
la scuola come un luogo di scambio affettivo e relazionale e non solo come luogo di
apprendimento. Gli stessi insegnanti «accettano questo nuovo mandato, impegnandosi nel
tentativo di integrare le classiche funzioni scolastiche, esclusivamente fondate su
dimensioni etiche, didattiche, formative e professionalizzanti, con le nuove funzioni
educative, affettive e relazionali» [ibidem, 192].
Analogamente a bambini e
adolescenti, anche gli adulti-insegnanti apprendono, mettono in campo ed esercitano le
proprie competenze. Alcuni di essi le utilizzano intenzionalmente, in linea con quanto
affermava Goleman [2011, 455], secondo cui «il programma di alfabetizzazione emozionale
migliora i risultati scolastici dei ragazzi»; altri invece semplicemente le manifestano,
inconsapevolmente, modificando (positivamente o negativamente) i contesti di
apprendimento.
L’aspetto socio-emotivo è centrale
nella vita professionale dell’insegnante: accanto ai programmi scolastici (che a loro
volta possono essere veicolati facendo ricorso a specifiche competenze non cognitive dei
docenti), gli insegnanti infatti gestiscono relazioni con i bambini della propria
classe, con i genitori, con i colleghi, con il dirigente. Alcune ricerche
¶{p. 245}hanno evidenziato un miglioramento del well
being infantile a scuola in presenza di adulti che possiedono competenze
socio-emotive, in particolare l’empatia, la propensione alla socievolezza, la fiducia
[Schonert-Reichl 2007]. Le competenze socio-emotive degli insegnanti sono dunque un
importante vettore di apprendimento, sia sul piano strettamente didattico sia
relazionale [Kanizsa 2007]. Sulle spalle del docente poggiano sia il compito didattico,
sia quello emotivo-relazionale nei confronti del gruppo classe e del singolo bambino,
nonché la relazione fra i tre aspetti. L’insegnante possiede quindi, accanto a una
professionalità «tecnica», anche una professionalità relazionale, con cui affronta,
gestisce, interpreta le diverse relazioni, reazioni e interazioni che prendono forma
quotidianamente nell’ambiente scolastico. L’insegnante possiede diversi capitali:
culturale, umano, emotivo, relazionale, sociale. E nessuno di essi è privo di
interdipendenze dagli altri [Colombo 2017].
2. Gli insegnanti, le loro scuole e le loro classi
2.1. Metodologia e limiti di accesso al campo d’indagine
Se si vogliono indagare le
competenze degli insegnanti, è necessario definirne il profilo. E se si vogliono
osservare variazioni in merito alle competenze possedute e insegnate, occorre avere
due momenti nel tempo da comparare. Quanto al primo punto, il profilo degli
insegnanti è stato tratteggiato attraverso un questionario online somministrato tra
la fine di settembre e la metà di ottobre 2019. Per quanto riguarda il secondo
aspetto, esso è stato messo in luce attraverso le narrazioni degli insegnanti
all’interno di focus group realizzati durante il
lockdown. Le due fonti di informazioni, questionario e
focus, ci forniscono interessanti indicazioni sul possesso,
la trasformazione, l’implementazione delle competenze tra gli insegnanti. A queste
due fonti di dati aggiungiamo le interviste con i dirigenti scolastici
(un’intervista per IC). Partendo dal questionario, esso è stato somministrato
all’inizio dell’anno scolastico 2019-2020 ¶{p. 246}e ha condotto a
63 casi validi, distribuiti tra le 11 scuole incluse nella ricerca. I
focus group, condotti nel periodo del
lockdown dell’anno scolastico 2019-2020, sono stati 6.
Nella tabella 8.1 è illustrata la distribuzione delle risposte delle insegnanti tra
le scuole, sia relativamente al questionario sia alle interviste in profondità.
Nome scuola (nickname)
|
Risposte al questionario (casi validi)
|
Risposte al questionario (% valida)
|
Adesione alle interviste
|
Classi coinvolte (numerosità totale)
|
Gelsomino
|
8
|
13,1
|
4
|
4
classi, 10 insegnanti
|
Dalia
|
5
|
8,2
|
0
|
4 classi,
10 insegnanti
|
Lavanda
|
6
|
9,8
|
0
|
2 classi,
6 insegnanti
|
Magnolia
|
2
|
3,3
|
0
|
1 classe,
2 insegnanti
|
Ginestra
|
1
|
1,6
|
0
|
4 classi,
10 insegnanti
|
Mimosa
|
2
|
3,3
|
2 (+
docenti di altri plessi)
|
1 classe,
2 insegnanti
|
Corniolo
|
5
|
8,2
|
0
|
2
classi, 5 insegnanti
|
Azalea
|
4
|
6,6
|
4
|
4
classi, 10 insegnanti
|
Camelia
|
12
|
19,7
|
2
|
4
classi, 12 insegnanti
|
Ortensia
|
9
|
14,8
|
5
|
4
classi, 10 insegnanti
|
Primula
|
7
|
11,5
|
0
|
4
classi, 10 insegnanti
|
Totale
|
63
|
100
|
87
insegnanti
|
|
È immediatamente evidente che
il tasso di risposta presenta variazioni rilevanti tra scuole: fermo restando che la
numerosità delle insegnanti era differente tra le scuole in ragione del numero di
classi coinvolte, è altresì vero che in particolare l’adesione al questionario ha
riscosso diverse ¶{p. 247}fortune. Il tasso di risposta può essere
ricondotto ai diversi gradi di attivazione dei dirigenti in merito alla ricerca, in
altri casi dipende dal personale interesse dei docenti e dal grado di motivazione a
partecipare al progetto, nonché dalla nomina all’interno dell’istituto di un
referente di progetto con funzioni di coordinamento e monitoraggio sul progetto
medesimo. Tra le motivazioni che hanno contribuito al rifiuto alla compilazione, la
più rilevante è quella legata al timore della valutazione. Per molti docenti
l’ingresso dei ricercatori dentro la scuola e le loro classi ha costituito un
fattore di stress. Per quanto sia stato ripetutamente chiarito che la finalità della
ricerca non era valutativa dell’operato delle insegnanti, tale pregiudizio ha
comunque condizionato gli esiti. Questo elemento, peraltro più volte ribadito anche
dai dirigenti scolastici in sede di intervista, costituisce il fattore di maggiore
difficoltà all’interno delle scuole. A questo si aggiunge una diffusa resistenza al
cambiamento, all’innovazione: il mantenimento di routine e procedure note è elemento
di rassicurazione per la maggior parte delle insegnanti.
La partecipazione ai
focus è stata condizionata dagli eventi legati al
lockdown: diverse risposte organizzative da parte delle
scuole, diverso coinvolgimento delle insegnanti nella Dad e diverso senso di
efficacia rispetto al proprio mandato professionale.
2.2. Chi sono i docenti?
La popolazione docente
osservata si compone per la quasi totalità da donne (61 su 63), come peraltro atteso
in questo segmento della scuola, in cui come è noto (lo squilibrio di genere è
evidenziato nel sito del Ministero dell’Istruzione)
[1]
la femminilizzazione del personale è particolarmente forte. Le età dei
docenti si distribuiscono in modo abbastanza armonico dalle età giovanili
post-laurea alle età precedenti il pensionamento, ma possiamo comunque osservare una
¶{p. 248}prevalenza di un corpo insegnante relativamente «giovane»:
oltre il 66% (66,3% per l’esattezza) è composto da insegnanti di età pari o
inferiore a 44 anni. Inoltre le insegnanti si collocano su una media di anni di
esperienza comunque superiore a 10, tranne i pochi casi dei reclutamenti recenti con
meno di 5 anni. Possiamo quindi dire che complessivamente siamo di fronte a una
popolazione professionalmente esperta. L’eventuale inesperienza o minore esperienza
viene compensata dall’affiancamento in aula con docenti con più anzianità di
servizio. In 31 casi il personale docente ha almeno vent’anni di servizio nella
scuola; in 13 casi almeno dieci anni; i restanti casi meno di dieci. Quindi le
classi osservate si caratterizzano per un mix equilibrato di esperienza. Esperienza
da una parte e un’età non avanzata (cui corrisponde anche la frequenza a corsi di
studio universitari relativamente recente) dovrebbero contribuire a una maggiore
apertura verso elementi di innovazione e una certa familiarità con la cultura della
valutazione. Come si mostrerà anche nelle pagine che seguono in realtà entrambi gli
aspetti sono fortemente critici.
Note
[1] https://dati.istruzione.it/opendata/opendata/catalogo/elements1/ ?area=Personale%20Scuola.