Contrattazione e partecipazione
DOI: 10.1401/9788815374950/c4
La tecnostruttura, infatti, non ha atteso che il
contenuto politico potenziale del modello teorico lievitasse e si traducesse in
consapevole contestazione organizzata delle forze
antagonistiche. Senonché, una verifica c’è stata, seppure di
diversa natura: legittimato dall’istituto della proprietà in senso tecnico o
connesso alla capacità di conservare il dominio incontrastato dell’organizzazione
produttiva, il potere aziendale tende, in ogni caso, a manifestarsi come una realtà
egemone e autosufficiente. In altri termini, la tecnostruttura nel suo complesso
(dal top-management ai preposti alla direzione delle squadre
operaie) sembra indifferente alle trasformazioni giuridiche subite, nel corso degli
ultimi decenni, dall’organizzazione dell’impresa entro la quale è cresciuta e si è
articolata: non si interroga sulle ragioni della propria esistenza. Ciò che conta è
il controllo (o l’ostruzione) degli accessi ai ruoli di comando, nella misura in cui
contribuisce a far sopravvivere alla sua originaria funzione il concetto
tecnico-giuridico di subordinazione in termini di «appartenenza all’impresa senza
partecipare al suo potere». Ed infatti, se è vero che la CM è (anche) la soluzione
data al problema della partecipazione dei lavoratori al potere aziendale, «la linea
gerarchica reagisce al fatto di essere circuitata dal rapporto diretto tra i
dipendenti ed il potere»: ma «può
¶{p. 66} esistere una funzione
estranea alla linea (come la CM) che opera sulla linea senza sostituirla né
scavalcarla?», è la domanda formulata in un documento giudicato, a ragione,
«importantissimo». «È linea» ‒ si risponde ‒ «anche la decisione presa in sede di
CM, nel momento cioè in cui la CM si inserisce sulla linea a condizionarne il modo
di operare»
[14]
. Si tratta, quindi, di convincere i capi intermedi ‒ i c.d. uomini di
mezzo ‒ che la CM non introduce in azienda un «secondo potere» («là dove la CM si è
messa in posizione di alternativa alla linea», è la rassicurante conferma, «ha fatto
un buco nell’acqua»), ma una ulteriore garanzia di maggiore responsabilizzazione e
razionalizzazione del potere («là dove si è sposata alla linea, ed è diventata in
parte linea» ‒ si costata ‒ la CM «è riuscita a far di più»). «In altri termini, là
dove ci sono dei capi che funzionano, funziona anche la CM: magari è stata
la CM a far funzionare il capo»
[15]
. Dichiarazione, questa, che è perfettamente in
linea con le regole della più illuminata e moderna tecnocrazia aziendale:
«consultarsi (con i dipendenti) significa innanzitutto adottare una precauzione in
più contro il provvedimento inopportuno di cui il capo si pente dopo averlo preso,
che non ripeterebbe, ma sul quale non si può ritornare senza creare un disservizio e
senza diminuzione di prestigio»
[16]
.