Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/c10
• presenza di riferimenti diretti
e/o indiretti all’ecosistema concettuale delle competenze non cognitive proposto
all’interno del progetto (Big Five, capitale psicologico,
motivazione), in base al tema principale trattato;
¶{p. 248}
• complessità realizzativa (alta
complessità = ideazione e gestione all’interno delle scuole, coinvolgimento massivo
degli studenti, integrazione con le attività didattiche, ecc.; bassa complessità =
ideazione e gestione esterna alle scuole, coinvolgimento minimo o assente di studenti e
docenti, ecc.);
• stato di attuazione (realizzato
in passato lontano, appena concluso, attualmente in realizzazione, previsto per il
futuro).
L’analisi del contenuto ha prodotto
un primo scenario descrittivo delle scuole coinvolte all’interno del progetto, con due
polarità e quindi raggruppamenti di scuole, chiaramente distinguibili.
• Una prima polarità raggruppa le
scuole che hanno una presenza medio-bassa di riferimenti alle competenze non cognitive,
che affrontano in prevalenza tematiche di tipo generale e a livello macro, che si
trovano in una fase di coinvolgimento medio e medio-basso dei propri studenti e docenti,
e che in genere si affidano all’esterno per la realizzazione di tali attività. L’esempio
tipico è la scuola che nel recente passato ha realizzato un progetto inquadrabile
all’interno della tematica più ampia della legalità, che ha svolto solo alcune attività
nel corso dell’anno scolastico con i propri studenti, seppur con dei momenti di visite
in esterna; coinvolgendo solo in parte i propri docenti dal punto di vista didattico e
delle discipline. ¶{p. 249}
Box 1.
Progetto educazione alla cittadinanza e alla legalità
Il progetto si pone l’obiettivo
di far crescere negli alunni la volontà di sentirsi parte integrante del tessuto
sociale, per apportare un contributo costruttivo attraverso azioni, scelte e
proposte personali. Il progetto, infatti, prevede all’interno della vita scolastica,
situazioni reali attraverso le quali l’alunno sperimenta forme di partecipazione
consapevole e responsabile quali espressione di una cittadinanza attiva ed efficace.
Il progetto si sviluppa anche su una dimensione esperienziale quotidiana che
coinvolge trasversalmente tutte le discipline, ponendosi l’obiettivo di sviluppare
negli alunni competenze normative e autoregolative, requisiti imprescindibili per
una corretta convivenza civile. Fondamento dell’azione educativa della scuola è «la
formazione dell’uomo e del cittadino», un processo che porta alla consapevolezza
dell’interazione tra il «il sé e l’altro», tra «il sé e l’ambiente» per imparare la
cultura della legalità, che si costruisce attraverso la conoscenza, il confronto, la
partecipazione.
• Una seconda polarità raggruppa le
scuole che, al contrario, hanno attualmente, e/o nel recente passato, e hanno in
pianificazione per il futuro, delle attività esplicitamente (seppur con terminologia
differente in alcuni contesti) focalizzate sulle competenze non cognitive, o su una
parte del modello (ad es. la motivazione e in alcuni casi le componenti del capitale
psicologico sono citate con lo stesso fraseggio utilizzato nel progetto competenze non
cognitive, meno frequenti i riferimenti a carattere e personalità). Si tratta di
situazioni ad alto coinvolgimento di studenti (con ad es. attività periodiche a cadenza
settimanale in alcuni casi), con un coinvolgimento medio e medio alto dei docenti delle
diverse discipline; con un presidio interno alla scuola evidente, sia dal punto di vista
organizzativo che ideativo. In questa tipologia di progetti rientrano ad esempio
percorsi di personalizzazione della didattica e di inclusione (in base alle
«intelligenze multiple» degli studenti) tipici del primo ciclo di istruzione; oppure
percorsi nell’ambito della sostenibilità ambientale, come i comportamenti per la
gestione e lo smaltimento dei rifiuti; oppure percorsi sulle competenze emotive e
sociali, anche in un’ottica orientativa. ¶{p. 250}
Box 2.
Progetto ambientale. Salute e territorio: conoscere per apprendere stili di vita civico-sostenibili
Il progetto dedica particolare
attenzione all’educazione ambientale, attraverso percorsi che si sviluppano e si
articolano nei singoli plessi della scuola lungo tutto l’arco del primo ciclo di
istruzione, per affrontare in modo graduale e progressivo le molteplici tematiche
legate all’ambiente. La finalità del progetto è quella di guidare gli alunni alla
conoscenza dei problemi locali e dei fenomeni mondiali in una dimensione integrata e
olistica, affinché la conoscenza faccia maturare nei giovani comportamenti e scelte
personali corrette, nella consapevolezza che il contributo di ciascuno è
fondamentale per la soluzione dei problemi di tutti. Particolare cura è dedicata
alla promozione della conoscenza del territorio montano e alla valorizzazione delle
attività e del patrimonio alpino. Attraverso il progetto, gli alunni: prendono
consapevolezza della biodiversità specifica del proprio territorio; imparano a
rispettarla; cambiano le abitudini a forte impatto ambientale; attuano azioni e
comportamenti civico-ecosostenibili.
Le due polarità sono gli estremi di
un continuum di scuole che, nonostante sia l’esito numerico
dell’analisi del contenuto (ciascuna delle tre variabili di cui sopra, riferimento alle
competenze non cognitive, complessità organizzativa e stato di attuazione ha quattro
modalità, da 1 = livello più basso a 4 = livello più alto), è comunque da considerare
come un insieme di dati qualitativi appaiati alle singole scuole. Per lo scopo
dell’indagine (ottenere due gruppi), il ranking è stato diviso in
due considerando il punto mediano al suo interno, producendo di fatto un primo gruppo,
riconducibile al gruppo degli effettivi «trattati», e un secondo gruppo, riconducibile
al gruppo dei non «trattati».
Si tratta, come si può capire, di
attribuzioni ex post derivanti esclusivamente da un’analisi del
contenuto di testi di vario tipo. Si tratta inoltre di «trattamenti» che le scuole hanno
realizzato in maniera totalmente endogena, seppur contando sul supporto esterno di altri
soggetti, e in ogni caso prima dell’inizio del progetto, anche nella sua parte più
informativa.
Da un punto di vista di
collocazione nella letteratura delle competenze non cognitive, le due polarità
identificate sono praticamente sovrapponibili a due macrotipologie di progetti di
sviluppo di tali competenze: 1) progetti di sviluppo «morale» (prima polarità presentata
in precedenza); 2) progetti di sviluppo «comportamentale» (seconda polarità)
[1]
. Queste dimensioni frequentemente sono associate in letteratura alla
¶{p. 251}polarità «essere» vs. «fare»
[2]
, che è fortemente caratterizzante il tema delle competenze non cognitive,
considerando gli studenti rispetto al loro essere, ma dall’altra parte anche rispetto a
ciò che fanno e sono in grado di fare. I progetti di sviluppo comportamentale a scuola
dunque, come quelli che sono stati oggetto di analisi per il progetto, dovrebbero
caratterizzarsi anche per un focus sullo sviluppo dell’identità complessiva degli
studenti. È una prospettiva simile al movimento delle cosiddette «forze del carattere»
[3]
, che sostiene come lo sviluppo delle competenze non cognitive sia
contemporaneamente una questione di essere e di fare. È una questione di essere perché
le competenze non cognitive riguardano l’identità degli studenti, la capacità che loro
hanno (e che tutti noi abbiamo) di capire ciò che sono, per diventare sé stessi verso
l’età adulta. Ma è anche una questione di fare, perché le competenze non cognitive
consentono di performare le identità degli studenti nel mondo reale, attraverso le
azioni e i comportamenti, mettendo i valori in azione. Da notare come il dibattito sulle
competenze in Italia, dagli anni Ottanta in poi del secolo scorso, si è frequentemente
concentrato proprio sulle dimensioni dell’essere, del fare e, considerando anche la
parte delle conoscenze, del sapere
[4]
.
Una terza dimensione che possiamo
utilizzare per la descrizione delle pratiche riguarda il livello di malleabilità e
educabilità delle competenze non cognitive. Youssef e Luthans
[5]
parlano di trait-state continuum, includendo le
¶{p. 252}competenze non cognitive, tra cui il capitale psicologico,
nell’ambito degli «stati» (e dunque della malleabilità), e non dei tratti. Inoltre, le
recenti ricerche in psicologia della personalità mostrano come ad esempio il carattere
sia una dimensione in continuo cambiamento nel corso della vita, a differenza di ciò che
si è sempre tradizionalmente pensato
[6]
. Per come sono state intese all’interno del progetto, lo sviluppo delle
competenze non cognitive avviene anche e soprattutto attraverso quelle che Ericsson e Harwell
[7]
definiscono come «pratiche deliberate», cioè l’insieme delle attività
ripetute nel tempo con l’obiettivo di miglioramento, che ciascuno di noi mette in
pratica in maniera intenzionale per diventare più esperto in un determinato dominio.
Una quarta e ultima dimensione che
possiamo aggiungere per la descrizione delle pratiche riguarda l’ambiente di
apprendimento, interno o esterno alla scuola. È una dimensione questa legata con il
rendere esplicito e intenzionale l’insegnamento delle competenze non cognitive a scuola.
Se le competenze non cognitive vengono presentate in classe come parte del processo di
apprendimento di ciascuno studente, e se vengono attribuite ad esse caratteristiche di
importanza e di priorità per la valutazione complessiva degli studenti, esse
acquisteranno maggiore senso e importanza anche e soprattutto per questi ultimi. Un
recente Rapporto
¶{p. 253}nel contesto americano sull’insegnamento delle
competenze socioemotive a scuola per fronteggiare la crisi legata al Covid-19 evidenzia
soprattutto due aspetti, da questo punto di vista: l’integrazione con il curricolo (e
dunque con le materie) e l’insegnamento esplicito
[8]
. Solo le competenze non cognitive che sono riconoscibili nelle routine
quotidiane, integrate con i contenuti disciplinari, hanno la più alta probabilità di
essere efficaci. Inoltre, le competenze non cognitive dovrebbero essere esplicite, cioè
manifeste nella vita quotidiana a scuola, soprattutto in classe, e dunque condivise
all’interno della comunità di insegnanti.
Note
[1] P. Tough, Il potere del carattere, Milano, RCS, 2013.
[2] J. Kabat-Zinn, Full Catastrophe Living, New York, Dell, 1990; R.M. Niemiec, Mindfulness and Character Strengths: A Practical Guide to Flourishing, Boston, Ma, Hogrefe, 2014; Z.V. Segal, J.M.G. Williams e J.D. Teasdale, Mindfulness-based Cognitive Therapy for Depression: A New Approach to Preventing Relapse, New York, Guilford, 2013, 2a ed.
[3] R.M. Niemiec, Character Strenghts Interventions. A Field Guide for Practicioners, Boston, MA, Hogrefe, 2017.
[4] A. Battistelli, V. Majer e C. Odoardi, Sapere, fare, essere. Formazione come percorso di cambiamento nelle organizzazioni, Milano, Franco Angeli, 1992.
[5] C.M. Youssef e F. Luthans, Positive Organizational Behavior in the Workplace: The Impact of Hope, Optimism, and Resilience, in «Management Department Faculty Publications», 36, 2007.
[6] L.E.R. Blackie, A.M. Roepke, M.J.C. Forgeard, E. Jayawickreme e W. Fleeson, Act Well to Be Well: The Promise of Changing Personality States to Promote Well-being, in A.C. Parks e S. Schueller (a cura di), The Wiley-Blackwell Handbook of Positive Psychological Interventions, Oxford, UK, Wiley-Blackwell, 2014; M.A. Harris, C.E. Brett, W. Johnson e I.J. Deary, Personality Stability from Age 14 to Age 77 Years, in «Psychology and Aging», 31, 8, 2016, pp. 862-874; N.W. Hudson e R.C. Fraley, Volitional Personality Trait Change: Can People Choose to Change Their Personality Traits?, in «Journal of Personality and Social Psychology», 109, 3, 2015, pp. 490-507; B.W. Roberts, J. Luo, D.A. Briley, P.I. Chow, R. Su e P.L. Hill, A Systematic Review of Personality Trait Change through Intervention, in «Psychological Bulletin», 143, 2, 2017, pp. 117-141.
[7] K.A. Ericsson e K.W. Harwell, Deliberate Practice and Proposed Limits on the Effects of Practice on the Acquisition of Expert Performance: Why the Original Definition Matters and Recommendations for Future Research, in «Frontiers in Psychology», 10, 2019.
[8] C. Gewertz, Dos and Don’ts when Choosing Social-Emotional Learning Curricula, in «Education Week», May 2020.