Massimo Pallini (a cura di)

Il "lavoro a progetto" in Italia e in Europa

Con l’introduzione del “lavoro a progetto”, la fattispecie contrattuale della collaborazione coordinata e continuativa è stata accantonata, una scelta che priva le imprese italiane di un importante strumento di flessibilità. I rapporti co.co.co. permettevano infatti la recidibilità del rapporto, la possibilità di adeguare il personale alle esigenze mutevoli dell’azienda e lasciavano libertà nella determinazione della retribuzione individuale. Sono perciò sorte molte preoccupazioni in merito all’effettivo impatto del “lavoro a progetto” sull’occupazione e sul mercato del lavoro come pure sull’organizzazione e competitività delle imprese italiane. È stato evidenziato il pericolo che in molte piccole e medie imprese vengano chiusi i rapporti con i collaboratori che svolgono mansioni continuativamente necessarie all’impresa (e quindi non collegabili a un progetto), spingendo così di nuovo tali lavoratori nell’area del lavoro nero. Nella ricerca interdisciplinare presentata in questo volume gli autori hanno studiato i caratteri strutturali della nuova nozione giuridica, anche in riferimento alla disciplina del lavoro autonomo-dipendente in vigore in altri paesi dell’Unione europea. Hanno inoltre stimato, alla luce dei dati disponibili, la destinazione dei vecchi co.co.co.: quale percentuale si è trasformata in lavoratori a progetto, quale in lavoratori autonomi o piccoli imprenditori, quale in lavoratori subordinati.

è docente di Diritto del lavoro e relazioni industriali nell’Università statale di Milano.

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Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2009
Isbn edizione digitale: 9788815142283
DOI: 10.978.8815/142283

Pubblicazione a stampa: 2006
Isbn edizione a stampa: 9788815108043
Collana: Il Mulino/Ricerca
Pagine: 256

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